LETTERE AL REGISTA E COMMENTI DEGLI SPETTATORI

Torre Pellice (TO), 22 maggio 2011

Cari amici, dopo la serata di mercoledì scorso a Torre Pellice con visione del vostro film, volevo ancora ringraziarvi dell'occasione e del vostro impegno, e anche della qualità delle vostre idee. Come dicevo, mi sono venute in mente alcune riflessioni che qui riporto molto schematicamente:
1. L'importanza dei gruppi di auto-mutuo-aiuto: io stesso con mia moglie sono stato coinvolto per alcuni anni in quello di famiglie affidatarie a Pinerolo (gestione a cura dei servizi sociali ASL), prima e durante un affidamento che ci ha coinvolti per diversi anni. Tempi difficili, questi, per gli enti pubblici, e molti servizi devono ridimensionarsi; dove si può bisogna difenderli con i denti. Voi operate come associazione ma in collaborazione con enti pubblici e questo va a merito delle amministrazioni di Torino, Provincia, Regione.
2. Dal film emerge una grandissima fiducia nella parola: genitori che parlano, raccontano, parlano (magari con fatica) con i figli; scrivono e ricevono lettere: e sono lettere di contenuto solido. In un'epoca di scriteriata fiducia nell'illimitato potere delle immagini (che poi non è tale, basta poco a farlo sfaldare: oggi chi si fida più di una foto o di un'immagine TV , fin troppo facilmente manipolabile in infografica?), questo è un appello a usare tutte le risorse della razionalità che abbiamo ricevuto in dotazione. Serve a tutti.
3. Dalle parole dei genitori, quando accettano di dover «ripartire», e addirittura farsi guidare dai propri figli in questo cammino, emerge una consapevolezza della limitatezza umana: non siamo onnipotenti, anche se crediamo di essere: grazie anche per questo invito, valido per chiunaue.
E comunque vorremmo essere sempre al vostro fianco per una battaglia di diritti.
Volentieri ci faremo interpellare anche al giornale settimanale delle chiese protestanti «storiche» (battisti, metodisti, valdesi – www.riforma.it) se lo riterrete interessante. Un caro saluto
Alberto Corsani


Frauenfeld, 16 maggio 2011

Der Film ist sehr berührend und zeigt auf, wie schwer es auch für die Eltern ist, dass das sogenannte "Normalsein" plötzlich nicht mehr ist.
Ein grosses Danke an Sie, Herr Cipelletti, für diesen Film, und an all die Eltern die sich die Mühe nehmen Ihre Kinder so zu akzeptieren wie sie sind und sich mit Homosexualität auseinandersetzen!
Susanne

Il film è molto toccante e mostra quanto sia difficile anche per i genitori quando la cosiddetta normalità improvvisamente viene meno.
Un grande ringraziamento a lei per questo film e a tutti i genitori che si danno da fare per accettare i loro figli così come sono e per relazionarsi alla loro omosessualità!
Susanne



Zurigo, 12 maggio 2011

Dear Claudio
Last Saturday I was at the showing of your movie Due volte Genitori in Zurich that you also attended. I was so moved by your film that I now feel the need to write you. I was at the movie with my mom, who has been supporting of me since I came out to her. She was sitting between me and my girlfriend, who is very much afraid to come out to her parents. It was a very special moment for all of us. Never before had my mom accompanied me to a "gay event". But with your movie it was not only her sharing a part of my life with me that was widely unknown to her; on that evening, I also shared a part of her life that I had never thought about before: The difficult moments, thoughts, ambivalences that parents deal with after the coming out of their homosexual son or daughter. And only then I realized that parents have to go through their own coming out, too, by accepting their child as homosexual and also by telling THEIR friends, co-workers, neighbours, etc. Seeing your movie together with my mom made your movie even more intense and emotional for me. I felt like crying the minute the movie started until the lights went back on 90 minutes later. Also my mom and my girlfriend where shedding tears. We were all very touched and moved by your film. My girlfriend, whose parents are very religious, was so overwhelmed, she cried when we returned home and we had a long talk about coming out. It seemed like the movie had moved something in her. Maybe a little bit closer to a shy thought of finally wanting to tell her parents who she is? So, it really was a very special moment for all of us. And I also loved to see how other mothers and fathers came to the movie with their gay son or daugther. It was like a family event between strangers.

I think, your film is a wonderful peace of art, Claudio. It is a very important film that not only parents of homosexuals should see but also homosexual sons and daughters. We cannot judge our parents by their reactions without considering their own background, history, beliefs, and realities. This had never been as clear to me as it is now. And I do have a lot of respect for the parents in your film. They were so vulnerable but at the same time so courageous and strong to tell the world their deepest thoughts, feelings, anger and fears. And they also seemed to be very respectful with those other parents at the meeting.

I want to congratulate you to your wonderful film and also thank you for it. I wish you a lot of success with Due volte Genitori and also with your future projects.

Best regards
T.


16 marzo 2011

Buongiorno, mi chiamo Ivano e sono uno studente universitario.
E' da molto tempo che volevo farle personalmente i miei complimenti per 2voltegenitori, ci tenevo a dirle che in parte è stato grazie al suo bellissimo film-documentario che mi sono sentito preparato ad accettare le reazioni dei miei genitori quando ho detto loro di me.
Credo che tocchi corde sensibilissime in tutti i ragazzi gay e lesbiche ed abbia una vera e propria valenza psicoterapica.
Non penso sia un caso che abbia deciso di scriverle dopo aver visto "The kids are all right", film plurinominato agli oscar 2010, infatti simpaticamente le volevo chiedere: a quando un film-documentario tutto italiano sulle coppie omogenitoriali? Sono sicuro che ci aveva già pensato :)
Grazie, e buon tutto
Ivano



15 Marzo 2011

Carissimo,
ho avuto il piacere di assistere alla proiezione del film e di ascoltare le testimonianze dei genitori AGEDO. Come molti gay, ho sempre pianto di commozione ai Gay Pride vedendo il carro AGEDO e l'entusiasmo che ci mettono nei Pride.
Mi chiedevo se io avrei mai avuto il coraggio di aprirmi con i miei cari, dopo la visione del documentario, ho deciso quindi di fare coming out con mio fratello e mia madre, supportato anche dall'esperienza dei ragazzi dell'Arcigay.
Gli amici sapevano già tutto da un pezzo, restava solo questo tassello alla piena apertura al mondo. Avevano ragione i genitori AGEDO, non dobbiamo nascondere nulla, adesso io e mia madre siamo ancora più "mamma e figlio".
C'è da dire che lei l'ha presa con una serenità quasi irreale dopo che abbiamo parlato, chiaramente ha attraversato i primi giorni con qualche dubbio canonico (dove ho sbagliato, cosa ho fatto, perché a me .... ha anche scaricato roba da internet ma aveva selezionato male...aveva preso roba di Nicolosi, che dio lo fulmini) ma credo basti dimostrarsi sereni, felici, anche combattivi se possibile e si riesce a far capire che non c'è niente di strano o osceno o schifoso.
Tanta la piena accettazione e l'amore che è riuscita a dimostrarmi che siamo finiti anche a parlare di come il "problema gay" non sia nemmeno grosso, quanto invece dobbiamo ancora lottare contro la transfobia.
Tanta la piena accettazione e l'amore, che adesso aspetta che gli presenti il mio compagno e ha dato la sua "benedizione" ai miei amici in coppia, quando fino a qualche giorno non immaginava nemmeno...
Grazie a tutti voi, a te, Agedo, ArciGay e ArciLesbica e grazie per quello che fate
Love, Happy A.


Toulouse, 2 marzo 2011

Bonjour Claudio
Je suis membre de l'association Arc En Ciel Toulouse qui a projeté le film dans le cadre du Festival Des Images Aux Mots. La projection a eu lieu dans une petite commune rurale à 40 km de Toulouse. Il y avait 20 personnes dans la salle (ce qui est habituel pour ce cinéma et pour ce type de film), des personnes des associations Contact et Arc En Ciel, des personnes du cinéma et du public.
Les personnes présentes ont bien apprécié ce film (que je trouve aussi particulièrement juste et intéressant). Cela a permis d'échanger suite au film pendant plus d'une heure avec les personnes présentes (toutes sont restées sauf deux). C'est d'autant plus important en milieu rural où les personnes parlent peu d'homosexualité. Le public a pu découvrir ces parcours de vie différents et sensibles. Cela nous a aussi permis de parler des droits à gagner pour les personnes LGBT.
Voici quelques éléments de cette soirée. Encore merci pour la diffusion de ce film.
Cordialement.
Didier Genty

Buongiorno Claudio,
sono membro dell’associazione Arcobaleno di Tolosa che ha proiettato il film nel corso del Festival “Dalle immagini alle parole”. La proiezione ha avuto luogo in una piccola comunità rurale a 40 km da Tolosa. C’erano 20 persone in sala (il che è consueto per questa sala e questo tipo di film), persone delle associazioni Arcobaleno e Contact, personale del cinema e pubblico.
I presenti hanno molto apprezzato il film (che personalmente ho trovato molto pertinente e interessante). Questo ha permesso uno scambio con i presenti, dopo il film, per più di un’ora (sono restati tutti salvo due). E’ tanto più importante in un ambiente rurale dove la gente parla poco di omosessualità. Il pubblico ha potuto scoprire questi percorsi di vita diversi e sensibili. Questo ci ha anche permesso di parlare dei diritti che ancora devono essere conquistati dalle persone LGBT.
Ecco alcuni elementi della serata. Grazie ancora per la diffusione di questo film.
Cordialmente,
Didier Genty


23 febbraio 2011

Tempo fa ho partecipato ad un incontro da voi organizzato in cui è stato proiettato il video "due volte genitori", esperienza interessante ed arricchente, ma anche "interrogante".
Genitori il cui percorso, benchè difficile e doloroso, alla fine trovava una forma compiuta di senso e dignità, ci sono state testimonianze che mi hanno davvero commossa e mentre guardavo pensavo "sono speciali", lo credo veramente, sono genitori speciali che non hanno rinunciato ad essere genitori e belle persone.
Insieme alle lacrime in me montava l'invidia per quei figli fortunati ad avere quei genitori.
Attenzione sono cosciente del fatto che quei genitori ci sono arrivati fin lì e chissà quando dolore hanno dato ai loro figli prima, non tutti i percorsi sono uguali e alcuni saranno stati più duri e faticosi di altri, ma ciò che mi ha colpito è che alla fine tutti erano cresciuti acquistando una consapevolezza di sè come persone oltre che come genitori, cosa che permette di acquisire una forza incredibile. Mentre guardavo il filmato prendevo coscienza che desideravo una situazione come quella, ma a parti invertite, ovvero in cui sono i figli a confrontarsi tra loro. E' giustissimo che ci sia quello spazio per i genitori, ma perchè non includerne un altro solo per i figli ed uno in cui ci si confronti tutti insieme, genitori e figli? E' vero c'è la terapia individuale e l'agedo nasce per i genitori, ma pur salvaguardando l'identità principale, mi permetto di suggerirvi di pensare ad uno spazio di gruppo per i figli, magari esiste già, se così fosse chiedo scusa per la mia ignoranza.
Personalmente ne avrei l'esigenza perchè ritengo che incontrarsi in gruppo, senza necessariamente fare una terapia di gruppo, sia una cosa molto funzionale e positiva per incanalare e metabolizzare emozioni molto forti e destabilizzanti. Questa esigenza nasce dal fatto che, come accennato prima, io non ho genitori così speciali, credo che i miei appartengano alla peggiore categoria e non perchè mi sbatterebbero fuori casa o peggio mi porterebbero dall'esorcista o dallo psichiatra, niente affatto, anzi guardano con orrore a chi lo fa, ma perchè la loro strategia di sopravvivenza è il Silenzio, io posso fare tutto compreso portare le mie compagne a casa o conviverci, dovreste vederli quanto sono "accoglienti e generosi" purchè non si espliciti la vera natura del rapporto, purchè non si dica, non se ne parli, il loro atteggiamento dice "non c'è bisogno di dire questa cosa perchè noi l'accettiamo come puoi vedere". In realtà c'è una rimozione totale del dolore, me ne sono fatta una ragione concludendo che non tutti hanno la forza, il coraggio e gli strumenti anche culturali per affrontarlo, ritengo di dover avere anche rispetto di questa incapacità perchè per l'appunto è un'incapacità, non una crudeltà gratuita.
Che dire, così come loro non hanno la figlia desiderata, neanch'io ho ricevuto in dote i genitori sognati.
Grazie dell'ascolto.
P.


Bruxelles, 6 febbraio 2011

Dear Claudio
I have seen your great documentary 'due volte genitori' yesterday. It is very touching to see those parents and how well they express themselfs, with how much care and sensitivity. Even the more seen from outside Italy, because in the rest of Europe we don't get much positive news out of your country, I am afraid to say (but I'm sure you understand!). For instance I have seen 'Improvvisamente l'inverno scorso' which was quite shocking (and in parts amusing too). I really think that there must be still done a lot in terms of education in the Italian society. I was quite surprised how innocent and almost naive those (intelligent and well educated) parents in your film were regarding homosexuality! They didn't seem to have any hint in order to detect the sexuality of their children. It's hard to understand. I suspect a rigorous brainwashing by the catholic church is still going on.
I'm Swiss, 48, and even though my parents are very average people living in the countryside not far from Zürch, coming out wasn't such a big deal back in the 80ies. Of course, worries and some clumsiness were there first, but never this endless tragedy with letters and tears and nightmares like we hear of in your film.
The most striking is maybe this aspect, almost apart from the main subject 'homosexuality': contrary to the northern countries, I could see the amount of love within the families, and how deep and meaningful this parental love is. I can't imagine to get this kind of 'love-letter' the father from Torino wrote to his son. That's so wonderful. We in the north are never this close to one another. Somehow very often the families end to exist once the children are grown up. Everything is much more distant. Funny enough that I was overwhelmed by those strong feelings in your film - feelings that are maybe at the origine of the disaster an Italian coming out may cause, but at the same time feelings that we lack of in other parts of Europe and this causes suffering as well.
Anyway, thanks for this beautiful film, wish you all the best
Christoph

Ho visto il tuo meraviglioso documentario “Due volte genitori” ieri. È molto toccante vedere questi genitori, quanto sappiano esprimere sé stessi e con quale sensibilità e profondità. Ancor più vedendoli da fuori dall’Italia, perché nel resto d’Europa non riceviamo notizie granchè positive dal vostro Paese, mi spiace dirlo (ma sono sicuro che mi capirete!). Ad esempio avevo visto “Improvvisamente l’inverno scorso” che è stato assolutamente shoccante (a in parte anche divertente).
Penso davvero che ci sia ancora molto da fare quanto a educazione nella società italiana. Sono stato davvero sorpreso di quanto innocenti e persino ingenui fossero questi (intelligenti e colti) genitori nel film, nei confronti dell’omosessualità! Sembra che non avessero la minima traccia per accorgersi della sessualità dei loro figli. È difficile da comprendere per noi. Sospetto che sia ancora in corso un rigoroso lavaggio del cervello da parte della chiesa cattolica.
Sono svizzero, ho 48 anni, e anche se i miei genitori sono persone davvero nella media che vivono in provincia non lontano da Zurigo, il mio coming out non è stato un gran problema già negli anni 80. Certamente all’inizio c’è stata qualche preoccupazione e muso lungo, ma mai questa infinita tragedia con lettere e lacrime e incubi…
La cosa che colpisce di più nel film è indipendente dall’argomento principale dell’ “omosessualità”: al contrario che nei Paesi del nord, ho potuto toccare con mano la quantità di amore all’interno delle vostre famiglie, e quanto profondo e denso di significato sia per voi questo amore genitoriale. Non potrei sognarmi di ricevere una lettera “d’amore” come quella che il padre di Torino scrisse a suo figlio. È una cosa così meravigliosa! Noi al nord non siamo mai così intimi l’uno con l’altro. In qualche modo, molto spesso, le famiglie cessano di esistere appena i figli sono cresciuti. Tutto resta molto più distante. È molto strano come fossi sopraffatto da quei sentimenti struggenti del tuo film – sentimenti che forse sono proprio all’origine del disastro che un coming-out può provocare in Italia – e allo stesso tempo mi rendevo conto che questi sentimenti ci mancano in altre parti d’Europa, e anche questo finisce per causare diverse sofferenze.
Ad ogni modo, grazie per questo meraviglioso film, un grande augurio,
Christoph


Milano, 21 gennaio 2011

Gentile Claudio,
ero presente la sera di martedì alla proiezione di "Due volte genitori" a Milano. Alla fine, ero troppo emozionata e turbata per potermi fermare e dirti grazie, grazie per questo splendido documentario, grazie ai genitori dell'Agedo, hanno scritto le lettere e hanno detto le parole che avrei sempre voluto sentire dai miei genitori. Ogni volta che li incontro al pride con il loro striscione, li appaudo e li abbraccio! Vorrei dirvi quanto sia meraviglioso che esista l'agedo e delle persone così belle e coraggiose.
La mia compagna è straniera, e nonostante viva all'estero da molti anni, non è ancora riuscita a dirlo ai suoi genitori, che sono "portatori sani" di enormi pregiudizi, pur essendo persone colte e liberali. Anche io li conosco,e loro mi apprezzano e mi vogliono bene, ma sempre "da amica" della figlia! I miei genitori invece sono nel "silenzio assenso" e finalmente, dopo 8 anni, parlano ora con la mia compagna in modo civile, cominciando forse ad apprezzare che meravigliosa persona sia. Farò vedere il documentario anche a lei, che martedì non è potuta venire, e sono sicura che lo amerà come lo amo io! Grazie a Claudio e a tutti voi,
un caro saluto, S.


Milano, 18 gennaio 2011

Stasera, 18/01/2011, c/o la sede della Provincia di Milano, ho assistito alla proiezione del documentario "Due volte genitori". A tal proposito, vorrei ribadire i miei complimenti per un lavoro che ritengo veramente ottimo. Non vi è stato un momento in cui si perdesse il filo del discorso, sempre molto chiaro ed avvincente. I contenuti sono molto interessanti ed il montaggio ben riuscito. Complimenti a Claudio Cipelletti, ai suoi collaboratori ed a chi ha creduto in loro.
Infine, vorrei esprimere l'auspicio che questo bel lavoro venga portato nelle scuole, ma anche nei cinema o nelle sale consiliari dei paesi di provincia, anche dinanzi ad un pubblico di genitori.
Grazie ancora,
Massimiliano Rossetti (Psicologo/psicoterapeuta della provincia di Brescia).


9 gennaio 2011

Caro Claudio e cari tutti,
oggi insieme al mio fidanzato abbiamo visto “Due volte genitori”. Semplicemente un grazie per la sincerità, la disponibilità e la profondità del vostro documentario. Il mio fidanzato non parla con suo padre da 11 anni mentre i miei sono entrambi scomparsi; riflettendo sul vostro film lui ha riconfermato la decisione di creare un rapporto con suo padre proprio perchè io non ho più la possibilità di farlo. Grazie per averci incoraggiati così profondamente e per avere dimostrato a tutti l'importanza di avere strumenti culturali per poter riflettere e procedere lungo il cammino della vita qualunque difficoltà o novità si incontri. Faremo del nostro meglio per sostenere una cultura di condivisione.
Grazie ancora. F.



Trento, 24 novembre 2010


Caro Stefano (Stefano Cò, presidente Arcigay Trento, Ndr), ti ringrazio molto per aver organizzato la proiezione di "Due volte genitori" all'Astra.
Oggi sento di avere un motivo in più per sentirmi leggero.
Anche se la strada da fare è ancora lunga e lo testimoniano le immagini di chilometri di rotaie che scorrevano durante i discorsi dei viaggiatori nel treno, sento di essere cresciuto nella comprensione di convivere nella diversità degli orientamenti sessuali. Sento di essere stato ulteriormente educato e preparato.
Indubbiamente il film arriva con garbo e si comprende lo studio che ha preceduto la confezione di un prodotto mirato a colmare secondo me quel vuoto dove è necessario insistere.
L'unica osservazione che mi permetto di fare ripetendomi è: perchè i protagonisti di questi docu-film sono quasi sempre ben attrezzati culturalmente ed anche di bell'aspetto??
L'onestà intellettuale di Claudio Cipelletti che, rispondendo alle tue osservazioni sulle scelte dei genitori, ha riconosciuto la necessità di fare scelte mirate dei protagonisti, sarebbe stata ancora più supportata se i protagonisti del docu-film avessero avuto forse meno mezzi e magari dentature meno perfette.
In alcune testimonianze dei genitori si legge ancora il tormento di una accettazione non del tutto definitiva della omosessualità dei figli, e questo secondo me conferisce comunque serietà e sincerità d'intenti al regista, al quale ti pregherei di far giungere ancora i miei complimenti e gli auguri che il film passi anche in televisione.
Sarà mia premura diffondere il più possibile questo bel e pedagico docu-film.
Stamattina pensando ancora al film, mi sentivo stranamente felice per aver conosciuto l'AGEDO e vissuto seppure per un'ora, il percorso di rinascita dei protagonisti sia genitori che figli.
Ancora grazie,
Rodolfo


S. Severo (FG), 17 ottobre 2010 - spettatori della proiezione presso "Casa Eirene" di Don Dino d'Aloia

A Foggia si è costituita la AGEDO, Associazione di Genitori e di Amici degli Omosessuali. Scopo essenziale di questa associazione è la assistenza ai genitori degli omosessuali, i quali genitori hanno di frequente difficoltà a comprendere questo aspetto, che loro non conoscevano, del proprio figlio, o figlia.
Anteprima di attività della neonata associazione è stata in San Severo, alla nostra Casa Eirene, la proiezione del film documentario “Due Volte Genitori”, che illustra in modo sensibile e dettagliato come la nuova condizione implichi per i genitori la necessità della riscoperta di se stessi. Un nuovo modo di essere genitori, un nuovo grande amore per i propri figli.
Un folto gruppo di attenti spettatori ha assistito alla proiezione, e ha partecipato alla animata e commossa discussione che ne è seguita.
A richiesta di alcune professoresse presenti, l’evento sarà ripetuto nelle scuole e, in particolare, sarà portato a Ischitella dove, nel periodo dicembre-gennaio, verrà riproposto dalla Asociazione “È primavera, ragazzi di Ischitella”.
L’evento inaugurale “ufficiale” della Agedo Foggia si svolgerà il 18 novembre prossimo nella Sala del Tribunale della Dogana, in Foggia, presso il Palazzo Dogana, sede della Amministrazione provinciale.
Siete tutti invitati a parteciparvi, per un incontro di amore, di civiltà.
Gabriele Scalfarotto

caro Dino come sessuloga mi sono posta il problema dell'omosessualità in varie occasioni, ma ciò che leggi in un libro è ben lontano dal toccare con mano il dolore dell'emarginazione. Non ho mai ritenuto gli omosessuali nè anomali nè fenomeni da barraccone e ho sempre pensato che l'amore è amore e basta, ma non mi ero mai ,prima di domenica , soffermata sul vissuto di un genitore. Credo che l'accettazione serena dei genitori della omosessualità dei propri figli sia l'arma più potente per aiutarli a vivere una condizione di diversità e sconfiggere i pregiudizi . Quindi benvenuta questa associazione
Gabriella Russi

Carissimi amici di Casa Eirene,
grazie per l'occasione offerta con la visione del documentario "Genitori per due volte" e del successivo confronto.
Credevo di essere una persona aperta al problema degli omosessuali, ma la visione propostaci mi ha allargato gli orizzonti e mi ha fatto comprendere quanti pregiudizi ancora avessi e con quanta superficialità considerassi la questione.
Ho sperimentato, ancora una volta, che solo una conoscenza diretta dell'altro, visto prima come "diverso" da me ,diventa dopo "fratello" che mi appartiene. Occasioni come quella propostaci da voi, sono piccoli mattoni per costruire la casa dell'UMANITA', in cui non ci siano più "diversi", ma solo fratelli.
grazie
Alba Mazzeo

Per quello che so, i tre grandi pionieri della psichiatria, Freud, Jung, Adler, consideravano la omosessualità non come è stata presentata ieri nell'incontro-confernza. La omosessualità è un problema di dimensioni antropologiche, psicologiche, etiche, sociali, giuridiche: voglio saperne di più. L'incontro di ieri, molto interessante, lo considero una provocazione per avviare un processo di maggiore attenzione e conoscenza verso il problema ".
Concetta


Iniziativa coraggiosa per il territorio di San Severo. Il film documentario "Due volte genitori" è risultato intenso nei contenuti, coinvolgente dal punto di vista emotivo, carico di speranza per il futuro. Significative le testimonianze di tre genitori, presenti in sala, i cui figli sono omosessuali: quanta sofferenza e commozione nelle loro parole ma anche tanta gioia e gratitudine per aver imparato molto da questa difficile esperienza. Bello l'intervento di Dino: solo "l'umanità" è necessaria per accogliere le persone omosessuali. Sarebbe opportuno ripetere l'inziativa nelle scuole con docenti, alunni e genitori.
Anna


Non mi aspettavo una serata edificante come quella di ieri, sono andata a Case Eirene da Foggia più che altro per far contenta un'amica che non essendoci mai andata, mi ha chiesto di accompagnarla. Mi aspettavo un dibattito noioso su un argomento in cui, in fondo, pensavo, non mi sentivo coinvolta. Invece ho passato una serata ricca di emozioni forti, mi sono immersa nella sofferenza, nel dolore delle famiglie che vivono il "problema" omosessualità (perchè ancora, purtroppo, lo é), non immaginando quante difficoltà si hanno, quanto cammino queste famiglie devono percorrere e quanta forza e maturità devono avere per gestire situazioni e relazioni. Pensavo di non avere pregiudizi in merito, invece mi sono accorta di averne e soprattutto di provare una quasi indifferenza verso questo "mondo a me estraneo". Sono uscita da Casa Eirene con un bagaglio di conoscenza che mi ha permesso di sentirmi "prossima" e non più "estranea" alle famiglie degli omosessuali, ho sentito una infinita tenerezza per i ragazzi che scoprono di esserlo, e ho ammirato ilo coraggio e la profondità dell'amore di quei genitori che nascono due volte al loro ruolo, dando un significato ancor più forte alla figura del genitore e della famiglia. Grazie di avermi dato così tanto in questa serata, grazie di avermi permesso di comprendere ancora una volta il significato e l'importanza di amare nella maniera giusta. Una mia semplice (forse banale, non so) riflessione: nel Vangelo Gesù ci dice che nell'aldilà noi non conserveremo la nostra sessualità di uomini e donne, ma saremo soltanto "creature" come angeli...perché, invece, noi ci creiamo tanti problemi qui sulla terra?
Dora

E' stata la mia prima volta a Casa Eirene, e devo dire che non mi aspettavo una realtà così concreta ed edificante, iniziative come quella dell'altra sera affrontando un tema così delicato come l'omosessualità, sono a dir poco pregevoli e coraggiose, solo sconfiggendo la paura dell'ignoto si possono vincere le battaglie della vita, e l'omofobia è una di queste.
L'omofobia va sconfitta in tutte le sue forme.
Vedere il riuscitissimo lavoro di C. Cipelletti è stato non solo emozionante ma soprattutto illuminante circa la vera e profonda essenza di tale realtà ed io ho sentito la visione di questo film avere un potente effetto catartico, perchè siamo tutti figli e la cosa che colui che è stato generato desidera di più è l'accoglienza totale ed incondizionata.
E' un dovere per tutti noi incoraggiare e sostenere questi padri e queste madri, questi figli e queste figlie, perchè è come se fossero i nostri padri, le nostre madri i nostri figli e le nostre figlie.
Ancora grazie per questa opportunità
Francesca Campagna

Caro Dino, l'esperienza di Domenica e' stata bellissima!!! Non avevo dubbi . Il film documentario " 2volte genitori" molto bello, forte in molti tratti e commovente in altri. Mi ha colpito la sofferenza dei genitori, il travaglio di ogni figlio che ha dovuto "confessare" di essere omosessuale, le singole tappe del viaggio.
Mi ha appassionato il dibattito che e' seguito, ogni intervento e' stato significativo ed ha arricchito, a mio modesto avviso, tutti i presenti .
Particolarmente toccante l'intervento dei sigg. venuti da Foggia che hanno raccontato la loro esperienza, e poi i tuoi ospiti (dal regista, al presidente dell'Agedo, la coppia di Faenza, la sessuologa, il moderatore, Dino d'Aloia) sono stati veramente eccezionali. Mi piacerebbe vedere il prosieguo del film documentario.
Ti chiedo e mi chiedo come riesce una famiglia (e un figlio) , dopo la "notizia" ...ad essere quella "di prima" e ad accettare questa diversita' del figlio/a, che fino all'atto della confessione il genitore ha amato adorato e venerato fino all'inverosimile!!! Come possono i genitori entrare nel nuovo mondo del figlio dovendo fare i conti con la societa', con se stessi, con la delusione, con la rabbia con una marea di difficolta'? Molti genitori non accettano questa realta' e si allontanano dai figli, creando fratture a volte insanabili. Ma un genitore che non accetta e' condannabile? Solo l'amore per il figlio puo' aiutare nel percorso di accettazione, o un associazione quale l' Agedo o chi ? Come fare in questi casi ? Mi piacerebbe conoscere la risposta se c'e'!
Grazie, con stima
E.M.

Amici di Casa Eirene,
un saluto a tutti e permettetemi di dire la mia sull'evento che abbiamo condiviso grazie all'AGEDO e grazie a Dino. Ho messo già in evidenza nel mio intervento le emozioni emerse durante la proiezione nonchè nel dibattito scaturito nel prosieguo. Queste emozioni mi hanno accompagnata anche nei giorni seguenti perchè la riflessione era già ben avviata. La struttura del documento visivo "Due volte genitori" affronta la realtà degli omosessuali e delle lesbiche (io non lo chiamo problema) con abile maestria poichè procede per gradi cominciando dal momento traumatico in cui il giovane comunica ai propri genitori il suo orientamento sessuale. Egli ha compiuto un viaggio interiore dal quale è emersa la SUA VERITA'; non a caso il documento visivo si dipana durante il viaggio in treno che una mamma 'pienamente' consapevole compie parlando di suo figlio che vive da tempo la propria omosessualità in maniera serena e condivisa con la propria famiglia. Quel treno mi è apparso metaforicamente come il cammino che ognuno di noi, nella vita, fa prima di tutto con se stesso e con la propria sessualità alla ricerca della sua essenza più profonda in maniera tale da poter donare, all'ALTRO che incontrerà lungo il suo cammino, veramente se stesso senza veli. L'amore infatti è essenzialmente dono: cosa doniamo a chi pensiamo di amare se non ci conosciamo nella nostra essenza? E se alla fine di questo nostro viaggio scopriamo che amiamo una persona del nostro stesso sesso, spiegatemi qual è il problema? Viviamo infarciti di chiusure mentali, atteggiamenti bigotti e ci rifugiamo dietro la massa impersonale che, forte solo del numero, pensa erroneamente di essere nel giusto. Ma i genitori dell'Agedo ci hanno parlato di persone e non di numeri, di giovani che condividono i problemi di tutti gli altri giovani del loro tempo insieme a tutto ciò che ruota inorno alla scoperta del loro orientamento sessuale.
Il documentario "Due volte genitori" giunge via via al nucleo essenziale prendendo quasi per mano lo spettatore guidandolo attraverso le testimonianze di figli che si raccontano insieme ai propri genitori ciascuno nella propria casa, tra sorrisi, silenzi, anche accuse rivolte al passato, il tutto condito da autentica armonia familiare, (valore alquanto raro) elargendo in tal modo emozioni senza parsimonia. Il regista è stato davvero in gamba...! Ha fatto emergere maieuticamente la verità da ognuno, ma la verità dopo un lungo viaggio! Alla proiezione è seguito un dibattito in cui, oltre ad altri interventi, due genitori ammirevoli 'si sono raccontati' quasi con il cuore in mano e nel contempo con una serenità veramente tangibile perchè, secondo me, hanno intrapreso quel famoso viaggio insieme al prprio figlio e vogliono con caparbietà continuare a viaggiare con lui attraverso tutte le tappe che la vita ha in serbo per loro. Buon viaggio, amici miei e buon viaggio a tutti noi, ovunque la nostra vita vorrà portarci!
Spero di poter condividere a Casa Eirene tante altre serate di tal portata!
Un saluto affettuoso da Annalisa


Vancouver, 28 agosto 2010

CLAUDIO! Thank you. I am an American Poet of Italian Descent who moved to Vancouver from Buffalo, NY at at 35 to escape the heavy homophobia of the states. I am also an outspoken artist and a powerful speaker. I sent the trailer to my father and many family and friends. I just saw your film at the Vancouver Queer Film Festival. I am so grateful for your documentary. How Brave! I am a third generation Italian American who does not speak much Italian. My father's-side (the Italians) have not been so supportive of me as a person and I know this is because of my sexuality. I have even seen his priest at the Gay Bars. This is not news. Your documentary brought me to tears! Can you sent this email to all the people who participated. All the parents! Please do so.
Reflecting on one thing you said. You said that you thought the success would not go beyond Mediterranean Culture. Well, as you know, we are all spread out, the Italian-Diaspora is rather large and centered in New York State in the states. We retained some of our culture, had our language taken from us (less so in Canada) and I'm not even Catholic. My father's side is. Nevertheless, the sentiment towards homophobia tends to be pretty strong in the Italian American communities. There are a lot of radicals in the Italian community in the states like Ani Difranco and myself but there are also proud fascists like Giuliani and this embarrassment. We come in all shapes and sizes, as we say here.
I'm so glad I made it out to your film.
Your work is helping LGBT people and their Allies all over the world.
I am grateful.
Elizabeth



Napoli, 7 luglio 2010

Carissima Gianfranca (Saracino, presente nel documentario, Ndr), so bene che non sa chi sono quindi mi presento. Il mio nome è U. ho 31 anni e vivo in provincia di Napoli. Poco più di due settimane fa mi trovavo in centro con un'amica per assistere ad una serie di performance di "artisti di strada" nell'ambito del Napoli Teatro Festival che ha trascinato l'intera città in un sentito fervore culturale che ha davvero entusiasmato chi come me vi ha partecipato. Quel pomeriggio dissi alla mia amica che mi sarebbe piaciuto far confluire quell'entusiasmo nella visione di un documentario che avrebbero proiettato nella Galleria Principe di Napoli. Il documentario come può ben immaginare è "Due volte genitori". Avevo sentito parlare di questo lavoro ma non ero mai riuscito ad assistere alla sua visione. L'effetto che ha avuto su di me è stato alquanto prevedibile. Sono omosessuale e, avendo anch'io affrontato la destabilizzazione che tale verità ha avuto sui miei genitori, mi sono sentito parecchio toccato da quelle immagini, da quelle parole. Le lacrime sono state praticamente inevitabili. Ma ciò che mi ha davvero stupito è stata la reazione della mia amica. Premetto che è una giovane donna eterosessuale di 33 anni, lavoratrice dipendente, artista e musicista per passione, non ha affatto un bel rapporto con sua madre che, non comprendendo tutto il suo entusiasmo per le sue forme di espressione (che io ovviamente non solo condivido con lei ma alimento), finisce sempre per denigrarla sminuendo le sue bellissime passioni. Ecco perché dopo aver visto la parte di film che documenta il confronto tra lei e sua figlia mi sono girato e l'ho trovata in lacrime, singhiozzante. "Non potrò mai parlare a mia madre così" continuava a dire. Francamente, pur conoscendo bene la sua storia familiare, non mi aspettavo una tale reazione se si pensa che il documentario tratta dell'impatto che il coming out dei figli ha sui loro genitori. L'ho abbracciata forte e le ho detto che sapevo benissimo cosa stesse provando.
Quel documentario va ben oltre il tema che tratta e arriva al cuore di una più ampia dinamica che è il rapporto genitore-figlio. Qualsiasi sia il motivo della delusione, che sia la scelta dell'oggetto d'amore, che sia un lavoro, un luogo o un modo in cui vivere, il figlio spessissimo impatta contro l'aspettativa del genitore che è lontanissima dalla realtà perché il figlio è altro dal genitore. Dunque quel documentario a mio avviso è un prezioso spunto di riflessione non solo per i genitori di omosessuali ma per i genitori tutti.
Ecco perché quel sabato pomeriggio durante il Napoli Pride, estasiati e commossi da quel fiume umano che ha attraversato la città, quando la abbiamo vista sul carro dell'i-Ken le abbiamo fatto quella gran festa e siamo corsi a stringerle la mano. Io le ho detto che lei è un esempio da seguire per tutti i genitori, e la mia amica che vorrebbe tanto una madre come lei. Ribadiamo ancora ciò che sorridenti e partecipi le abbiamo detto quel sabato pomeriggio e lo diciamo a lei come a tutti i genitori che sono vicini all'AGEDO o che pur non essendolo cercano di accompagnare comunque i propri figli nel percorso di scoperta della propria autenticità, in ogni suo aspetto, anche sessuale.
Cara Gianfranca, grazie. Grazie per aver sventolato quella bandiera al Napoli Pride. Grazie a lei, a suo marito e ai genitori che hanno il coraggio di rinascere ed evolvere continuamente in nome della loro vocazione di sostegno per i figli. Grazie anche a sua figlia (di cui purtroppo ignoro il nome) e che ho avuto modo di riconoscere e salutare durante la parata. Grazie.
La abbraccio calorosamente e le auguro tante cose belle.
U.


Bologna, 7 luglio 2010

Ciao Claudio,
ti do del tu perchè non so bene quanti anni tu abbia!!! Ti scrivo perchè ieri ho finalmente avuto il coraggio di uscire di casa e andare presso il centro di documentazione del Cassero a Bologna per prendere il tuo film "2 volte genitori". Confesso che avevo un certo timore prima di farlo, come se avessi potuto scoprire tante cose che magari avrei preferito tenere celate. Ma non ho resistito, e appena rientrato in casa ho avuto la foga di guardarlo subito. Ho iniziato a piengere come un bambino quando appare la prima scena "frugale" del pranzo con il ragazzo e i suoi genitori. Ho pianto nel vedere tanta serenità nei loro occhi, dopo aver passato un mare di sofferenze per qualcosa di cui non si dovrebbe soffrire, ma anzi, gioire. Ammetto di avere molta paura, ho 25 anni, ho capito di essere omosessuale quando ne avevo 19, ma da allora mi sono sempre nascosto, non ho avuto incontri o storie con nessuno, mai, mi mescolavo tra amici e parenti eterosessuali. Alla fine del 2009, a quasi 25 anni, ho compreso che non potevo continuare oltre e ho iniziato a raccontarmi, con enorme difficoltà ai miei più stretti amici. La psicologa che frequento da allora mi aveva sin dall'inizio consigliato di visionare questo film, che tanto poteva dare a ragazzi più o meno giovani che si accingevano a voler raccontare se stessi, a prendere coraggio, a iniziare la battaglia. Sembra assurdo ma vedere questo film mi ha masso di fronte al fatto che il coming out che prima o poi intraprenderò anche in famiglia, io lo percepisco come battaglia, col figlio che scocca la freccia infuocata e non sai se il genitore verrà colpito, come verrà colpito, se le ferite inferte dall'arma si riemargineranno in breve tempo o lasceranno i loro devastanti segni per tutta la vita. Ho provato una paura enorme qundo i genitori asserivano che in quel momento il loro figlio era come morto, scomparso, non lo conoscevano più. Io pensavo piangendo alla mia situazione e mi chiedevo come mia madre e mio padre, che mi hanno sempre amato alla follia potrebbero smettere di amarmi per un motivo che concerne i gusti sessuali. Anche se so benissimo che ciò accadrà. Io studio a Bologna, ma vengo da un paesino minuscolo sull'appennino marchigiano. I miei genitori non sospettano assolutamente nulla, anzi mi credono quasi una specie di Dongiovanni. Loro non hanno gli strumenti per leggere una situazione più grande di loro (e non li biasimo perchè non li ho nemmeno io e sto cercando di costruirli e assimilarli poco a poco). Non sono mai stati praticamente fuori dal paese, non hanno studiato, non leggono, sono persone che amo tantissimo ma sono più che sicuro che non capiranno, e lo choc che sarà inflitto loro da questa notizia avrà proporzioni colossali. Spero solo che non vorranno abbandonarmi, che si renderanno conto che si tratta di una richiesta di aiuto, come si diceva nel documentario, che io li amo e forse ora anche più di prima. Forse scriverò una lettera, forse lo dirò a tavola, forse farò in modo che lo vengano a scoprire loro in qualche modo. Non so come avverrà, ma l'avere visto il tuo film mi ha fatto capire che dopo anni in cui mi sono nascosto a tutti e in primis a me stesso, ora, a 25 anni, è giunto il momento della presa di coscienza, dell'accettazione, del farmi conoscere per quello che sono, del farmi amare, spero come prima e di più. Ho paura, la strada è irta ma nel cuore porto la speranza che anche nella mia famiglia io possa iniziare un percorso di dialogo, di disvelamento e di abbattimento di tanti luoghi comuni. Spero che riuscirò ad amarmi e che i miei genitori faranno lo stesso proprio perchè sono omosessuale, spero che si arrabbiaranno con me solo per il fatto che non glie l'ho detto prima e solo per questo, spero che vorranno e sapranno ascoltarmi.
Grazie, ho paura ma anche speranza, spero che un giorno non ci dovrà essere più bisogno di documentari o libri di questo genere, ma ho l'impressione che quel giorno sia ancora molto lontano. Un caro saluto,
S.


Milano, 26 marzo 2010

Il tuo lungometraggio mi ha emozionato moltissimo.
Raramente mi capita di rimanere incollato davanti a uno spettacolo e sperare che non finisca presto.
Hai fatto un ottimo lavoro di editing, e il finale al gay pride è stato uno squarcio di ottimismo e di allegria dopo un argomento che, seppur affrontato ironicamente, non era per niente facile da raccontare.
Sei riuscito a trasmettere emozioni diversissime a distanza di pochi secondi l'una dall'altra: ho riso sguaiatamente e subito dopo mi sono venuti i brividi per la commozione, e questo è avvenuto tante volte.
Sei un ottimo narratore, la tua penna è la videocamera.
Credo che se un mio libro provocasse lo stesso effetto sui miei lettori, potrei considerarmi l'autore più felice al mondo! Non c’è nulla di urlato, di arrabbiato: se ci penso, la stragrande maggioranza del filmato riguarda persone che parlano, a volte sommessamente, a volte con la voce spezzata da un nodo in gola, a volte ridendo. Eppure l'ho trovato mille volte più avvincente di un film o di un serial tv: credo che la tua abilità sia stata trovare le persone giuste e farli apparire per ciò che sono, senza filtri. Le storie reali sono mille volte più intriganti di quelle inventate.
Tutti narrano a loro modo una vicenda così umana, senza artifici o retorica, senza strilli appunto, ma silenziosamente. Ho amato moltissimo le riprese dal treno, gli occhiali di Rita sui quali passava il riflesso delle case che guardava dal finestrino, il Monviso che si stagliava nel cielo azzurro e poi scompariva dietro la nebbiolina padana: il documentario è pieno di metafore meravigliose che si colgono delicatamente. E poi, ogni volta che si sprofonda nel dolore, riesci improvvisamente a risollevarci e a farci scoppiare a ridere, con le battute dei "tuoi" protagonisti: gli intermezzi sul treno erano esilaranti.
Quando guardo Brad Pitt non mi viene mai in mente "Diavolo, cosa darei per conoscerlo!", mentre ieri, mentre ascoltavo i racconti di quelle mamme e di quei papà, continuavo a ripetermi: "Cristo, non so cosa darei per incontrarli vis-a-vis!".
Ho appena impacchettato il DVD e lo sto per regalare a mia madre... e poi lo presterò a mio padre.
GRAZIE per questo splendido lavoro e per questo splendido pomeriggio: sono tornato a casa arricchito e felice!
Giacomo Cardaci


Saronno, 29 gennaio 2010

Sono tornata da poco da questo bellissimo evento, dalla proiezione di questo tuo bellissimo film-documento e sento la necessità di dire Grazie!
Non so trovare ora le parole giuste, ma voglio esprimere solo la mia gratitudine per questa cosa bellissima che hai fatto e ci hai regalato. Sono venuta alla proiezione di questo film come mamma, sensibile a questa "problematica" o "tematica" (uso le virgolette), ma davvero ciò che ho ricevuto è stato cento volte più grande di quello che mi aspettavo...grazie ancora. Serata illuminante e luminosa!


Pisa, 25 gennaio 2010

Caro Claudio,
Mi chiamo Chiara ho trentun'anni e ho avuto il piacere di vedere il tuo film due sere fa in una proiezione organizzata da Arcigay e Arcilesbica presso il cinema Arsenale di Pisa.
So che impegni di lavoro ti hanno impedito di partecipare, per questo ti scrivo per farti avere il mio "grazie".
Io mi ritengo piuttosto fortunata: mentre guardavo il tuo film ero seduta tra la mia ragazza e sua madre, mia suocera che ha cominciato un pò di anni fa a chiamarmi affettuosamente e ironicamente la sua "nuorina".
Io e Francesca siamo fidanzate da più di undici anni e le nostre madri ci hanno fatto fare una specie di coming out a rovescio: sono state loro a dire a noi che avevano capito che la nostra non era un'amicizia. Sono state brave e intelligenti hanno saputo superare da sole, senza aiuto, tutte quelle fasi descritte così bene dal tuo film.
A noi due di tutto questo travagliato e probabilmente sofferto percorso non è arrivato niente, però. Dalle nostre madri abbiamo ricevuto in dono inviti per il cenone di Natale, regali di compleanno, reazioni indignate di fronte al telegiornale della sera che annunciava il family day, affetto, sostegno, aiuto.
Ne io ne Francesca ci siamo mai sentite rivolgere una frase anche timida che potesse mettere in discussione le nostre scelte. Non hanno provato neanche a dire:- sei sicura?- non si sono sognate di dirci :- avrai un sacco di problemi-.
Solo davanti al tuo film ho capito ciò che fino ad allora avevo solo vagamente intuito però: che probabilmente tutti i dubbi, le resistenze, le rigidità, i pregiudizi espressi nel documentario dalle mamme e papà AGEDO erano anche di mia madre, anche di Lucia la madre di Francesca.
Entrambe si sono fatte la strada da sole senza chiedere aiuto neanche a noi, entrambe hanno saputo superare i loro stessi limiti, l'educazione ricevuta e il giudizio degli altri.
I nostri padri in questa storia sono assenti. Il mio è un' assente giustificato è morto proprio nell'anno in cui io ho conosciuto Francesca, il suo vive da molti anni in un'altra città dopo essersi separato dalla moglie e sull'argomento fa ancora orecchie da mercante.
Mi chiedo spesso che reazione avrebbe avuto mio padre di fronte alla mia omosessualità. Il padre che gli somiglia di più tra quelli del film credo sia Tim: ironico, apparentemente razionale e distaccato ma pro-fondamente sensibile e, nonostante tutta la sua cultura ed educazione, legato a modelli di genere rigidi, certi.
Credo che in Italia la geografia abbia molta importanza: le nostre brave mamme sono mamme Toscane, ironiche, poco inclini alla tragedia e portate piuttosto a buttarsi sulla commedia...qui non sono molti i preti che consigliano di "pregare, piangere e dire molte messe" ai genitori con un figlio gay, il mio gruppo scout, al contrario di quello di Cristina, dove sia io che Francesca abbiamo lavorato per anni è stato il primo ambiente dove siamo state riconosciute apertamente come una coppia da tutti.
Di fronte ai racconti dei miei amici di madri che svengono alla notizia "sono gay", di padri che minacciano e diseredano...fino a l'altra sera alzavo le spalle e mi dicevo:- io sono fortunata-. Da quando ho visto il film mi è venuto in mente che ciò che io ho chiamato per anni "fortuna" è invece l'impegno e l'affetto quotidiano delle nostre madri e di tutti quelli che ci sono stati accanto, mi è venuto in mente che dovrei fare di più e ringraziarli ogni tanto per la mia "fortuna".
Tutti probabilmente dovremmo fare di più e, ancora una volta, ringrazio te e l'AGEDO per avermelo fatto capire.
Spero che il tuo film continui ad essere proiettato in giro, spero che venga proiettato in molte scuole, mi sembra la cosa più importante, io da parte mia ne ho acquistato due copie e ho intenzione di farle circolare parecchio....
buon lavoro e buona fortuna
Chiara

Nota del regista: ho risposto a Chiara osservando tra l'altro: "Grazie quindi perchè non sei "scappata" dietro un semplicistico "bello, ma a me non interessa perchè è andata liscia con mia mamma, e non dovremmo continuare a metterla giù così dura". La prova che hai ragione a leggere il film come hai fatto, è che commuove e coinvolge genitori e figli che gay non sono. Credo che sia importante mettere il tuo commento sul sito del film perchè idealmente risponde ad altri commenti. Posso pubblicarlo?"

Caro Claudio,
Ti ringrazio per la risposta. Devo dirti che non mi sorprende scoprire che tanti ragazzi fanno fatica a dare una lettura che vada al di la di uno schema semplicistico del film. Ho scoperto negli anni che spesso siamo proprio noi gay e lesbiche ad adottare i punti di vista più rigidi, a negare le sfumature, le contraddizioni, i paradossi della realtà in cui ci "tocca" vivere. Credo che sia un inevitabile meccanismo di difesa, il caso dei genitori è il più emblematico: non è facile accettare anche in età adulta che un padre o una madre non ti accetta in senso pieno, che non sa capirti perchè viene da un mondo e da un vissuto totalmente diverso dal tuo. La mia "età adulta" è iniziata proprio lì: quando ho capito, su questo come su altri temi, che ero io a dover prendere per mano mia madre e mio padre perchè da soli oltre non potevano andare....penso anche che un figlio che sa fare questo lo deve innanzitutto ai suoi genitori. I miei mi hanno insegnato ad essere sempre me stessa, a ragionare con la mia testa, a cercare di migliorarmi, a lottare per trovare la mia strada. Certo erano due persone semplici: mio padre era un ferroviere, mia madre una casalinga...non credo che pensassero mentre mi crescevano che un giorno questi insegnamenti mi sarebbero serviti per vivere serenamente la mia vita affettiva con una donna! Ma a loro va il merito di non aver fatto un'errore fondamentale. Ho sentito dire che educare è "tirare fuori" non "mettere dentro", un buon genitore non dovrebbe cercare di crescere un figlio "come secondo lui dovrebbe essere" caricandolo di aspettative, proiettando su di lui progetti e sogni suoi. Dovrebbe aiutarlo a trovare la sua unicità, a valorizzare quelle cose che lo rendono diverso dagli altri e per questo speciale. I miei ci sono riusciti senza avere una grande preparazione ne una grande cultura...non sono mancati errori, ostacoli, momenti difficili, tempeste e litigi..ma ai miei piaceva il dialogo: mio padre era un uomo curioso, ogni volta che dicevo qualcosa che a lui sembrava strano o inusuale invece di censurarmi o reprimermi piegava la testa di lato e diceva:- spiegami un pò, mettiamoci seduti e discutiamone-.
Credo che questo sia anche il segreto del tuo film, è il "ponte" di cui parla una delle mamme AGEDO, è il "siamo fortunati perchè i nostri figli ce lo hanno detto" di cui discute TIM ad un certo punto. E' un'insegnamento che va al di là della questione omosessuale, dovrebbe essere colto da tutti i genitori non solo dai nostri.
Nella mia esperienza ha contato molto anche il fatto che le nostre madri si sono confrontate con due "persone" non con il concetto astratto dell'omosessualità. Mia madre mi disse:- ma portala a cena, questa Francesca, che così la conosco- e credo che per lei non fu facile dirlo. Ma una volta sedute tutte e tre a tavola si rese conto che aveva davanti una persona buona, generosa e sensibile che voleva bene a sua figlia: questo spesso basta per sconfiggere qualunque pregiudizio.
Mi sono dilungata nuovamente e me ne scuso..credo che tu abbia capito che il tema mi tocca in modo particolare e mi sta molto a cuore. Puoi pubblicare tranquillamente il mio commento se ti sembra utile, non c'è bisogno che tu tolga nomi o altro, ma taglia pure quello che ti sembra superfluo se vuoi.
Ancora mille auguri e buon lavoro
Chiara, Pisa


Pisa, 21 gennaio 2010

Caro Claudio, avrei voluto scriverti a caldo subito dopo il film poi fra il lavoro e problemi di posta...
qunato ci è piaciuto! nella sala piena, si rideva e si piangeva. Davvero ci hai fatto entrare nei sentimenti di questi genitori amorevoli e coraggiosi (e non si sentiva la presenza della telecamera)!
Persino le Assessore del Comune e della Provincia di Pisa che hanno patrocinato l'iniziativa e sono rimaste tutto il tempo hanno apprezzato molto. Anche gli interventi sono stati interessanti: quello di Marco Buzzetti
innanzitutto, poi quello di due ragazze (Barbara e ...non ricordo) dell'associazione Famiglie arcobaleno che stanno insieme da cinque anni e pensano di avere un(a) figlio/a. Non è detto che i genitori di gay e lesb=
iche non possano avere nipoti! ;-) Anche dalla sala ci sono stati interventi di apprezzamento.
Ovviamente in introduzione abbiamo letto la tua bellissima lettera di saluto.
Davvero è possibile mettersi in discussione, crescere insieme e cambiare! Molte di noi hanno comprato il dvd (io personalmente con l'intenzione di farlo vedere alla mia mamma che sa di me ma non ho ben capito ancora cosa prova). Quindi ancora grazie Claudio (se vuoi puoi mettere parte di questo commento sul
sito) e complimenti!
Francesca e tutta Arcilesbica Pisa


commento comparso il 5 dicembre 2009 su O.L.I. Osservatorio Ligure sulla Informazione
Civiltà
Due volte genitori

Il regista Claudio Cipelletti racconta che alla proiezione romana di “Due volte genitori”, rivolta ai parlamentari, ne erano presenti solo quattro. Tra loro Paola Concia che, a fine film, è scoppiata in lacrime. “Piangeva la perdita di un padre e di una madre avvenuta prima di poter dir loro di essere lesbica.”
Circolo Zenzero, 25 novembre. La sala contiene a stento tutti i presenti. Ci si siede anche in terra. Nel documentario dell’AGEDO, l’esperienza di alcuni genitori di gay e lesbiche. Loro hanno saputo. E accompagnano i presenti in un percorso di consapevolezza dove c’è dolore. Ma anche la felicità insieme ai propri figli. Si raccontano per offrire a chi vede la chiave per abbattere le frontiere che persistono in Italia tra omosessuali e etero. Padri e madri che scoprono per caso che il loro figlio è gay, che aprono i cassetti, sfogliano diari, oppure si trovano con il figlio che si dichiara all’improvviso per lettera, oppure faccia a faccia. Raccontano di essere davanti all’immagine di un figlio che sparisce dall’orizzonte, come una dissolvenza incrociata, tra il prima e il nuovo. Il documentario percorre le fasi della scoperta attraverso le riprese del gruppo terapeutico nel quale i genitori si esprimono. Immediata è l’empatia dello spettatore che, attraverso primi piani e r acconto, viene accompagnato nelle storie dei singoli. C’è spazio per tutto, per ridere e per piangere. E per rinascere, loro per primi, insieme al figlio. C’è la storia di Cristina che, dopo l’outing nel suo gruppo scout, si è vista togliere tutti gli incarichi e che, cercando conforto dal suo vescovo, si sente dire che “gli omosessuali non rientrano nel progetto di dio”. C’è chi si chiede dove ha sbagliato e pensa di far causa alla Chicco perché ha letto che nei ciucci forse è stato messo un elemento determinante per la sua omosessualità. E ancora chi stacca dalla porta tutte le foto del figlio bambino, perché quel figlio non esiste più. E i pranzi di famiglia ripresi dalla telecamera nei quali si ripensa insieme a ciò che è stato. A fare da cerniera, gli episodi del viaggio in treno di una madre che parla di omosessualità con i suoi compagni di scompartimento. I volti dei passeggeri oscurati alla telecamera, in chiaro a chi guarda solo la faccia della donna e le conversazioni: “Ma suo figlio non ha cambiato idea?”, “Non può cambiare idea! Lui è così”. Torna, nello scompartimento, l’omosessualità come malattia, come evento da sopportare ad una certa distanza. Quindi la banalizzazione estrema delle ragioni per le quali l’omosessuale non può essere accettato. La madre spiega paziente ai viaggiatori la sua storia, colorando una maglietta per il Pride.
A fine proiezione i presenti in sala sono immobili. Passano parecchi minuti perché torni la parola. Poi qualcuno fa notare che spesso i genitori sono abitati da certezze: “Ho investito su di lui. Ho mappato tutto il territorio. So come sarà. Prima o poi questo investimento è destinato alla bancarotta”.
Dell’idea di amore e dell’essere amati non si riesce a parlare. Ma “Due volte genitori” ne dà una traccia importante, insieme ad una strada che abolisce l’ambiguità della parola tolleranza e diverso dai nostri orizzonti. (g.p.)


Milano, 7 ottobre 2009

Ciao Claudio,
sono Chiara, ci siamo conosciuti lunedì sera, alla proiezione del tuo film. Ero con Tim, Mauro e Benny.
In questo pomeriggio pieno di sole mi è venuta voglia di scriverti.
Ho ripensato moltissimo al tuo film e ho ringraziato Tim per l'opportunità che mi ha dato nell'invitarci alla proiezione. Mi sono sentita molto, molto fortunata.
Ho trovato il tuo film di una bellezza commovente. E' delicato, pieno di passione, dolore, semplice e nello stesso tempo disarmante, come tutte le cose autentiche ed essenziali.
Come ho scritto a Tim, permettere ad altri di entrare in una sfera così intima e intensa è stato un atto di coraggio che solo oggi, a “mente fredda”, riconosco in tutto il suo valore. Entrare in relazione con la “diversità” è entrare in un luogo e in uno spazio privilegiato per guardare dentro noi stessi, guardare le proprie maschere e decidere, poi, se farle cadere oppure no. Penso che l'universo omosessuale venga troppo spesso descritto e fotografato in modo "pittoresco", romantico, tragico, lirico, ma forse per questo troppo lontano. Del tuo film mi è piaciuta la dolcezza e la pazienza con cui ci hai preso per mano e ci hai accompagnati nel mondo delle emozioni, ansie, paure, scommesse, speranze di persone nelle quali tutti possono riconoscersi. Anche chi non è ancora madre, anche chi non ha figli omosessuali. E' stato come togliere un velo, almeno provare a guardare oltre. Da questo punto di vista credo che possa offire un momento di riflessione importante per tutti, anche nei percorsi alla genitorialità. Ho pensato con sgomento al fatto -ed è assolutamente vero- che in nessun manuale "per i genitori" si faccia cenno alla relazione con i figli omosessuali (...e siamo nel 2009!). La solitudine nel muovere i primi passi in una terra sconosciuta mi è sembrata davvero un fardello troppo pesante.
Rimettersi in gioco, da genitori adulti (con tutti gli stereotipi e le rigidità legate allo status di adulto) mi è sembrato un atto di amore e infinito rispetto, che passa attraverso il conto obbligato della sofferenza.
Ieri sera, parlando del film con un mio amico, ho paragonato l'esperienza di lunedì a quella del viaggio. So che la metafora del viaggio è abusata, e che oggi, forse, si viaggia "davvero" molto poco. Ma i viaggi, quelli veri, non terminano quando torni a casa e posi sul pavimento le valigie. Continuano, nell'assaporare i ricordi, nel rivivere le emozioni, per settimane, mesi, a volte per tutta la vita. Il tuo film ha aperto una finestra, ha smosso emozioni, ha messo disordine tra i miei pensieri ordinati: una condizione che sento e voglio alimentare. Sono tante le cose che vorrei scriverti, ma ti lascio, prima di salutarti, con la sorta di “promessa/scommessa” che ho scritto anche a Tim.
Forse è vero, come dicevamo al pub, che ci vorranno delle generazioni perché in Italia cambi qualcosa. E in questo senso mi sento di scommettere poco sui partiti.
Ma sulla politica sì, nel suo significato più autentico, in quel fare politica che nasce dal confronto e dal dialogo fatto per strada, nelle scuole, al supermercato, al lavoro, tra gli scaffali di una libreria, sui sedili di un treno, attorno al tavolo di un bar. Credo che si possa partire anche da lì, ogni giorno, per poter pensare di cambiare qualcosa, con un lavoro lento, paziente, forse un po’ sommerso.
In questi due giorni ho mosso dubbi e curiosità, tanti dei miei colleghi, dei miei amici voglio assolutamente vedere il film. Lo so, è poco. Ma è già qualcosa.
(per ora, è ovvio, sto cercando di capire come proporlo in un circuito più "visibile". Se ti va ne possiamo parlare)
Un abbraccio
Chiara, Milano



Udine, 27 settembre 2009

Buon giorno,
Sono Daniele Brosolo, presidente dell'Arcigay Udine (...) mi sto attivando per far proiettare il film in una sala cinematografica qui a Udine.
Il regista mi ha inviato una copia del film a casa, e oggi ho voluto vederlo assieme a mia madre. Questa mia mail vuole essere un ringraziamento, non fatto dal presidente di un'associazione Gay, ma da un figlio omosessuale. Gazie infinite di cuore!
Durante la visione del film né io né mia madre abbiamo commentato le scene, o le testimonianze, ma una volta finito il film abbiamo parlato e ci siamo avvicinati più di quanto non abbiamo mai fatto prima; ci siamo abbracciati, abbiamo pianto, e siamo rimasti abbracciati per molto tempo; senza dirci nulla ci siamo detti tutto. Quando ci siamo asciugati gli occhi mia madre mi ha detto che l'unica cosa di cui ha veramente paura è che mi facciano del male, che sono suo figlio indipendentemente da tutto il resto. Queste parole credo che le porterò con me per tutto la vita, e mi ha fatto sentire mia madre nuovamente vicina dopo molti anni, vale a dire da quando, sei anni fa, gli ho detto di essere omosessuale. Mia madre è molto cattolica e fortemente credente, quindi per lei è stato ancora più dura accettarmi, in quanto quello che sono va contro tutte le sue convinzioni. Ma mi ha detto una cosa in particolare che voglio condividere, perchè credo sia importante: "Noi crediamo di sapere quale sia il disegno del Signore, ma in realtà non ne conosciamo nemmo una piccola parte, e quindi dovremmo cercare di non sentenziare su questo o quello, senza riflettere."
Quindi volevo ringraziarvi, grazie ancora perche' con il vostro film sono riuscito ad abbattere un muro di incomprensioni, e ritrovare una delle persone piu' importanti della mia vita.
Daniele.



Milano, 22 settembre
2009

Ciao Claudio
sono Paolo, un ragazzo seduto in seconda fila che hai saputo tenere incollato e interessato alla proiezione , tutto d' un fiato ! Una breve email a caldo dopo aver visto stasera il tuo documentario.
E' davvero arrivato dritto, dritto al centro, del cuore prima e del cervello poi.
In maniera apparentemente semplice, vera, ironica hai saputo emozionarmi e divertirmi nel contempo. Io che "odio" i "documentari...." Faro' il possibile per pubblicizzarti tra conoscenti, amici e sconosciuti ..
Mi spiace solo che le copie del dvd fossero finite ma ne comprero' una copia in libreria, come suggerito.
Ciao, Paolo


Genova, 6 settembre 2009

Caro Claudio,
sono Camilla, una ragazza lesbica di Genova.
Ho visto per la prima volta il documentario "due volte genitori" questa estate a Grosseto, alla Festambiente.
Volevo esprimere la mia opinione a riguardo, dopo averci riflettuto a lungo.
Immediatamente dopo il film, la sensazione è quella di commozione, in qualche frangente mi è capitato proprio di versare qualche lacrima, le storie sono coinvolgenti e le alternanze dei genitori sono molto ben strutturate.
A tratti si sorride anche, i racconti sono intimi e decisamente profondi, quindi il coinvolgimento è assicurato.
Ma veniamo ora alla sensazione che inizialmente passa inosservata, ma che nel tempo si fa strada fino a consolidare una precisa constatazione: tra tutte le testimonianze da voi raccolte e raccontate, non ne esiste neanche una relativa a qualche genitore che abbia accolto di buon grado il coming out della figlia o del figlio.
E ripeto, inizialmente ciò passa inosservato, perchè si è travolti dalle ondate di emozioni melodrammatiche!
Poi però ho dovuto davvero prendere atto di questa, a mio parere, grave mancanza, e spiego perchè la ritengo grave.
Il totale delle persone che hanno testimoniato, in qualche modo rappresenta una percentuale di realtà, e non inserire un genitore "felice", ma intendo immediatamente felice, se così si può dire, significa escludere a priori questa possibilità, per chiunque osservi il film.
Di conseguenza, si giustifica, in qualche modo, una omofobia "di passaggio" (perchè tutti fanno così!!), tra il momento del coming out e la successiva "accettazione".
Non penso sia questo il messaggio da trasmettere al pubblico.
L'omofobia, questa sì, è da mostrare come unico nemico da combattere e come problema da superare e mai accettare come passaggio verso qualcosa, che dovrebbe, tra l'altro, essere l'amore per un figlio.
Vero è che la maggior parte delle persone, nella realtà si comportano come quelle mostrate nel film, ma non è L'UNICA REALTA'.
Ecco il punto, come ripeto. Mi è dispiaciuto molto che ad un documentario così toccante, mancasse una parte così importante, rappresentativa di una minoranza, ma esistente.
Grazie per l'attenzione,
Camilla



Bologna, 5 settembre 2009


Ciao Claudio,
ieri sera ho assistito con molto interesse alla proiezione del tuofilm, sicuramente il tuo è un importante contributo per smuovere le coscienze e le menti ottuse di tanti Italiani. In effetti come, dicevi anche tu, le cose sono molto peggiorate in Italia e non poco hanno contribuito i mass media, le televisioni berlusconiane e chiaramente l'attuale politica oltre all'onnipresenza della Chiesa.
Un semplice esempio l'ho potuto riscontrare valutando come era l'apertura mentale dei miei compagni delle superiori, parlo di circa 33 anni fa, rispetto ai compagni di mia figlia, con mio stupore ho notato che ora sono più omofobi e, cosa che non credevo, lo sono anche molte ragazze.
Il tuo film mi ha coinvolto molto anche perché il mio è un caso particolare, vivo l'omosessualità in prima persona , nonostante ne sia pienamente consapevole da un paio di anni , poi per mia figlia, che ci ha
rivelato di essere gay a 18 anni .
Chissà avrà ragione il prete presente nella tua intervista ? Naturalmente scherzo, anche se probabilmente il fatto di aver educato mia figlia a non avere pregiudizi può averla agevolata nel suo
percorso .
Ti saluto e ti auguro successo per il tuo lavoro,
E.




4 agosto 2009

caro Claudio,
sono un ragazzo di 24 anni.
Meridionale, di un paese estremamente cattolico e con una famiglia meravigliosa anche se a volte non credo sia così.
Sono passati 5 anni da quando ho fatto il mio primo coming out e uno da quello con i miei genitori.
ovviamente in casa la notizia è stata a dir poco traumatizzante.
i miei genitori hanno ormai una certa età e certe convinzioni difficili da modificare.
il loro amore per me è incondizionato ma, hanno messo in atto una scissione. Il loro figlio e l'omosessuale. Al primo danno totale appoggio e amore, dal secondo pretendono silenzio.
purtroppo non hanno capito che si tratta della stessa persona e che mettermi un bavaglio equivale e lasciarmi appassire.
Imporre una politica del non dire significa riconoscere nella mia condizione un errore della natura (o magari mio), una vergogna da celare, una personalità da reprimere.
Non è facile riuscire in questo modo a sentirsi sicuri nell'ambiente che ti circonda: gli amici, i parenti, i colleghi. Chiuso tra mezze verità e segreti.
La famiglia è la colonna portante per un figlio, ma in questa maniera non si fa altro che accentuare il senso di emarginazione e di debolezza di un individuo.
E' ormai la quinta volta che rivedo 2 Volte Genitori.
E' la quinta volta che piango! Per l'ingiustizia dell'ignoranza e dell'orgoglio.
Per la paura insensata di perdere il rispetto della società, perchè ancora si pensa che avere un figlio gay è una vergogna per la famiglia tutta.
E purtroppo ci sono ragazzi e ragazze che soffrono situazioni peggiori della mia. Forse maltrattati, magari rifiutati, in alcuni casi sottoposti a cure.
Io mi chiedo se non sarebbe il caso di dire a questi genitori e anche ai miei, che pensanti responsabilità ricadono sui loro comportamenti e quanti dolori arrecano alla persona che dovrebbero amare di più al mondo.
più guardo questo documentario e più in me cresce la forza per dirgli tutto ciò, spero un giorno di farcela.
grazie
C.



Milano, 8 luglio 2009


Quando ho finito di vederlo ho pensato: "dov'è mia Madre? Io l'ho abbandonata!"
Giampaolo



Milano, 2 luglio 2009

Caro Claudio,
ieri sera, assieme al mio compagno, ho visto il tuo film al Mexico. Ero alla proiezione delle 22.00, e volevo ringraziarti per aver realizzato un film così bello, importante per il mondo gay, ma non solo. Due miei amici che lo avevano già visto a Milano alla rassegna di inizio giugno, hanno insistito perchè lo vedessimo anche noi e ieri sera sono tornati a vederlo pure loro.
Non ti nascondo che mi sono emozionato fino alle lacrime ascoltando le testimonianze dei genitori e nello stesso tempo mi sono divertito per alcune loro esclamazioni (fai sapere alla mamma di Carlotta che è un mito !! Le sue battute vengono già citate: "sono piena di cuspidi").
Geniale la trovata della candid alla Nanny Loy e quelle riprese intorno al tavolo (quelle in casa dei genitori delle due gemelle, scusa non ricordo il nome di tutti) mi hanno ricordato una delle più belle inquadrature di Interiors di Woody Allen (la scena delle sorelle intorno al tavolo); hai fatto percepire la tensione con quei silenzi e la tenerezza che si scioglie in quell'abbraccio.
Mi auguro che il tuo film abbia la giusta visibilità, non solo nei circuiti gay. Visto che rimane in cartellone al Mexico farò di tutto per pubblicizzarlo nel mio piccolo.
Se ti va gira pure questa mail a tutti i genitori-attori e dai loro da parte mia un forte abbraccio.
Cordialmente
Beppe



Milano, 2 luglio 2009

Ciao Claudio!
Grazie per questo necessario “Due volte genitori”!
Mi chiamo Franck, sono francese. Magari ci siamo già incontrati tramite una serata del Gruppo Pesce, sono l’ex fidanzato di Leonardo Mazzanti. E’ Leo che mi ha parlato con molto entusiasmo del tuo documentario che ho appena visto al cinema Mexico.
Mi è piaciuto molto. Trovo che il tono sia cosi giusto, delicato e sensibile. Bello accompagnare i genitori sul loro percorso, dallo choc di scoprire un figlio gay, fino alla loro accettazione. Bravo all’eccellente lavoro dell’Agedo che non conoscevo, i miei sono a Parigi. Bello ricordare che l’amore fa sempre trovare il coraggio, il modo di adeguare le cose.
Questa serata li, ha testimoniato una vicina del cinema dopo la proiezione. Era carino vedere che questa donna era capitata li un po’ per caso, perche segue con fiducia la programmazione del Mexico, che non viveva nessuna realtà gay ma quanto era stata sensibile all’umanità del tuo messaggio. Semplicemente una mamma solidale ad altre mamme.
Trovo che sia molto efficace presentare l’omosessualità per quello che è nel quotidiano, con naturalezza, simile a tutte le storie d’amore del mondo, ma con pregiudizi che complicano le cose davanti all’ignoranza provocata dall’ignoto. Ignoranza, parola chiave, è questo il nodo da sciogliere.
Interessante la crudeltà delle reazioni durante il Family Day. Ma, in Europa, è da più di 2000 anni di cultura cristiana che festeggiamo quotidianamente il culto della famiglia! Bisognava d’un giorno speciale? Che cosa hanno paura di perdere? Quale è la minaccia? In quale misura una coppia o famiglia omosessuale può togliere diritti? Bisogna svegliarsi ed andare avanti, esattamente come lo fa il mondo attorno a noi. Ovunque le famiglie si allargano inevitabilmente, in tanti modi diversi, ed è una ricchezza. Meno male, mi sembra che questo evento reazionario ed inutile sia sparito come era apparso, almeno che non interessa più nessuno.
Complimenti veramente a tutti quelli che hanno partecipato a Due volte genitori! Vi auguro tutto il successo meritato, ho visto che avete avuto un premio al Mix. A quando una programmazione nazionale in prima serata sulla Rai? Quale sarà il tema del vostro prossimo lavoro?
Grazie ancora.
Franck



Milano, 2 luglio 2009

Buongiorno Claudio,
mi chiamo William e ieri ho visto il suo film. Grazie per le lacrime e i sorrisi.
Sarebbe bello se da settembre il cinema mexico organizzasse delle matinees per le scolaresche.Molto bello.
Arrivederci.
William



Milano, 2 luglio 2009

S ono tornato 2 sere di fila alla proiezione del cinema Mexico, un po' perché è il cinema (glorioso) del mio quartiere, a cui posso arrivare a piedi, che proietta spessa film tanto straordinari quanto difficili da vedere (quindi è glorioso per la città), e un po' perché la notte dopo la prima proiezione i ricordi di quel che ho visto e quelle amate facce con espressioni così inesorabilmente umane, si sono tanto amalgamati ai miei sogni/pensamenti notturni da far diventare tutte le persone che compaiono nel tuo splendido documentario, amici. e poi naturalmente sono tornato anche perché ti voglio bene e ti stimo da anni, Claudio.
per ben 3 motivi dunque "2 Volte Genitori" era una cosa "di famiglia": e dovevo tornare alla proiezione, saltando magari la piscina.
se non bastassero i motivi, il simpatico papà Agedo presente tutte le sere assomiglia per misura nel modo di esprimersi a mio padre. sono stato per esempio educato da lui a rispettare le donne come esattamente uguali agli uomini, ed essendo nato nel 1959, da una famiglia non colta né abbiente... posso ben andarne orgoglioso
"2 Volte Genitori" è straordinario da diversi punti di vista: prima di tutto avvicina al difficile mestiere del genitore, e fa capire che è davvero un mestiere.
da bambini o adolescenti vediamo i genitori come scocciatori... adesso che abbiamo la loro età e potremmo quasi essere genitori a nostra volta, vediamo così che quei limiti -uno per uno- sono i nostri, o lo specchio dei nostri. quei genitori che faticano ad elaborare un approccio e a trovare un equilibrio verso l'omosessualità dei figli (che brutta parola, d'ora in poi cercherò di usare "amore") sono lo specchio delle nostra difficoltà. quando parlano di "deserto", di mancanza di ogni punto di riferimento rifanno a modo loro la faticosa strada che ciascuno di noi uomo che ama gli uomini o donna che ama le donna abbiamo dovuto fare. nel discredito, nell'indifferenza, nel buio o nella menzogna. non a caso chi fa più fatica sono le mamme delle ragazze e ancor più delle "maschie" che devono vincere oltre alla diffidenza/disprezzo/ostracismo anti-gay anche la misoginia o la condanna per la mancanza della cosiddetta "bellezza" femminile come oggetto di piacere maschile (viviamo a Papi-landia).
e poi "2 Volte Genitori" infrangendo il tabu del distacco dai genitori mette a nudo la vergognosa attitudine della chiesa cattolica romana che lascia temi così importanti avvolti nell'ignoranza o nella condanna solo per approfittarne ed estendere il proprio dominio.
per onestà, semplicità e voglia di capire, in queste 2 sere al Mexico non sembrava neppure d'essere in Italia.
ho visto apposta i 6 incontri col pubblico (a finale della prima proiezione, l'intro alla seconda e la chiusura di serata)... nessuna era uguale all'altra perché c'è ancora così tanto da capire e da imparare in questo campo, che più che campo è un deserto che iniziamo a bonificare.
ci sarà ben una ragione se i camion dei genitori dell'Agedo ai Pride passano tra gli applausi ininterrotti... e se diamo un posto nel calendario laico a Zapatero, anche una bella presenza (con icona) della Signora Dall'Orto ci sta bene.
la ragione per cui amiamo mamme e papà dell'Agedo e perché la loro presenza è una liberazione: abbiamo dei genitori da amare e loro si sento amati. fa paura dirlo, ma è così.
la notte scorsa sono stato folgorato da un fatto: quanta gente gay o lesbica si fa del male, con sesso brutto o promiscuo (soprattutto parlo degli uomini), vive istericamente, prende droghe o trova soddisfazione e autostima in modi bizzarri o autolesionisti PROPRIO PER MANCANZA D'AMORE?
di quell'amore semplice e naturale che -come dice la ragazza di Lecce o il papà di Catania- se non ricevi da chi ti ha generato, ti porterà a pensare d'essere "sbagliato". di quell'amore che ci renderebbe semplici, normali, perfino banali: cittadini come gli altri.
dunque grazie delle risate liberatorie che nel film scandagliano paure e paranoie, permettendo di rivivere i drammi individuali e collettivi ridimensionandoli e facendoli sciogliere come neve al sole.
è proprio la proiezione su grande schermo (come l'apparizione del carro Agedo nei Pride) che trasforma il momento in un'occasione di liberazione e crescita collettiva, che non sarebbe possibile ognunocol suo computerino e -ben che vada- chiusi nell'oeasi della propria famiglia.
Paolo



Roma, 29 maggio 2009

Care colleghe,
ieri sera ero alla proiezione del film "2 volte genitori", volevo raccontarvi quanto sono rimasta colpita da questo lavoro.
Una meravigliosa narrazione dei protagonisti, una verità emozionante che ha commosso la platea, incollando tutti alla sedia per due ore di documentario, che nulla ha del documentario, perchè forte ed intenso come un film con una splendida trama.
Qui però non c'era trama: è solo vita vissuta, senza filtri nè pudori i genitori a tratti si sono mostrati anche sciocchi o ignoranti, chi non lo sarebbe stato!
Lucia Bonuccelli, insieme al regista, è stata molto brava, il film è esaustivo, mai noioso, emozionante ed illuminante, hanno fatto un lavoro altamente tecnico ed immenso che li ha coinvolti per molti anni.
I protagonisti mi hanno insegnato molto, come mamma, come persona e come psicologa.
Professionalmente questo film mette in evidenza la potenzialità della condivisione, ma anche della narrazione (fondamentale iniziare a raccontarlo prima a se stessi, poi alla propria famiglia e poi al mondo intero) e della prevenzione, intesa come conoscenza, se solo se ne parlasse di più.
Avevo voglia di condividere con voi questa mia emozione e ringraziare attraverso questa mail per lo splendido lavoro fatto.
a presto Elisa



Roma, 25 giugno 2009
E' stato davvero bello ieri sera essere al Cinema "Nuovo Aquila" e vedere il film. Grazie a Facebook ne ho appreso la notizia. E' stato emozionante vedere mio padre intervenire nel pubblico e raccontare in breve la sua esperienza di vita come papà riguardo il coming out del proprio figlio. E' un film che mi auguro possa essere proiettato e visto da tante persone, genitori parenti e soprattutto nelle scuole. Complimenti davvero!
p.s. e ovviammente mi sono comprato il dvd
Andrea.



Roma, 28 maggio 2009

Ciao,
mi chiamo Andrea, sono uno studente, ho 25 anni. Ho visto il tuo film questa sera al cinema Nuovo Aquila, qui a Roma.
I miei genitori sanno della mia omosessualità da un anno. Gliel'ho detto al ritorno dal mio erasmus in Germania. Quando glie ne ho parlato probabilmente pensavo che il mio erasmus non fosse ancora finito. In Germania sono cresciuto tanto, non mi sono mai sentito così libero di essere me stesso come lo ero li. C'è stata molta incoscienza quindi, nel mio coming out. Non realizzavo che la favola crucca era finita.
Subito dopo la Germania sono venuto a finire gli studi a Roma, dove vivo da Ottobre.
Dopo il coming out, ero forse più sconvolto dei miei genitori: non ero più in Germania, l'erasmus era finito, io ero cambiato tantissimo ma l'Italia, la mia città, la mia famiglia, erano uguali a sempre e non lo avevo considerato. Era come se me ne fossi scordato. Non potevano capirmi prima e non potevano farlo nemmeno ora. Potevano acettarmi, rispettarmi, amarmi comunque. Potevano essere felici se io ero felice. Ma a me questo non è mai bastato, io non ho mai saputo cosa farmene del rispetto e dell'acettazione. E' sempre stato così, dal primo giorno che ho capito di essere omosessuale, a 12 anni.
Poi ho capito che se è vero che loro non possono capire è altrettanto vero che io sono l'unico che può spiegarglielo. Il coming out è diventato, allora, l'inizio di un percorso, il punto di partenza per cominciare a spiegare. Ho ritrovato questo nel tuo film: Il coming out come inizio di un percorso. Ho sommerso i miei genitori di libri, di film, di qualunque cosa potesse contenere una riposta alle loro domande. Ho messo a loro disposizione la mia esperienza di vita come se fosse un libro aperto.
Come si vede nel tuo film, la questione prettamente sessuale è quella più delicata: I genitori non riescono nemmeno ad immaginare un rapporto sessuale tra due uomini o tra due donne senza provare schifo. Immagino ! come pos sa reagire mio padre a pensarmi a letto tra le braccia di un uomo, magari mentre faccio il passivo.
Vorrei tanto che papà mi considerasse un uomo e non un frocio.
A questo proposito, mi ha colpito il discorso che hai fatto alla fine del dibatto sulla fluidità della sessualità e sulla totale incorrispondenza delle categorie sessuali con la realtà dei fatti.
La mia esperienza personale mi da continue conferme di quanto sia inesatto e sbagliato dividere il mondo in omosessuali ed eterosessuali ed eventualmente bisessuali. Hai fatto un discorso esemplare che condivido in ogni suo punto. Peccato che fossero rimasti solo quattro gatti ad ascoltare.
Io, di questa fluidità, non riesco a parlarne con nessuno. Le poche volte che ho provato a farlo sono stato sempre bollato come quello che non si accetta per quello che è. Trovo che l'unica cosa che molti omosessuali sanno accettare con serenità, è la loro condizione di emarginati. Come se questa fosse stabilita biologicamente. Mi piacerebbe confrontarmi con te su queste cose. Discuterne, sapere come sei arrivato a tali conclusioni e come pensi si possa parlare ad altri di queste cose, o meglio come si possa convincerli della veridicità di questa tesi. Spesso i tabù sono così forti e radicati da rendere ceco e bigotto anche l'uomo più razionale e intelligente. Spesso, invece, nei dibattiti con amici o conoscenti, mi trovo privo di argomenti per smontare pezzo pezzo le loro tesi sulla nostra diversità sessuale e per sostenere la mia e credo anche la tua tesi, seconda la quale non saremmo diversi proprio da nessuno. Secondo la quale non c'è nessuna diversità. Sono piuttosto loro che sono culturalmente limitati. Perché il problema non è biologico, ma culturale! Almeno credo.
Io ho mille domande, mille dubbi ma il mondo gay non vuole saperne delle mie incertezze. Di questi miei dubbi, nel mondo gay, non si riesce a parlare. C'è una sorta di tabù su tutte quelle cose che non ridanno, su tutte le domande e su tutte le ! paranoie legate all'omosessualità. Nel mondo gay non ci si può mettere in discussione, non ci si può interrogare. Nel mondo gay si deve solo accettare e se qualcosa non ti ridà è perché non sei in grado di accettarti per quello che sei. Detesto questo modo di ragionare o meglio di non ragionare. L'ho sempre detestato ed è sempre stato uno dei motivi che mi hanno tenuto lontano dall'ambiente gay.
Ad esempio Povia nella sua canzone, riporta, secondo me, un periodo in cui molti di noi sono passati. Io stesso ci sono passato. Le conosco bene le paturnie sul padre assente eccetera eccetera. Che ci voleva a dire che quella è la storia di tutti o per lo meno di moltissimi? E non, come sosteneva Povia, di un tale Luca che non è mai stato gay! Motivo per cui la canzone non parlerebbe affato e dei gay e non li discriminerebbe affatto! Che ci voleva a dire che da quelle paturnie si può uscire, che si può andare oltre? La linea di difesa di Grillini e Mancuso è stata, invece, che i gay e le lesbiche italiane sono tutti felici! Che è un pò come dire che gli omosessuali nel calcio non esistono!
Io voglio essere capito e non solo accetato come diverso perché non mi sento tale. Forse cercare delle risposte a certe domande potrebbe anche permetterci di superare quello schifo che un padre prova nel pensare suo figlio a letto con un altro uomo.
Con stima
Andrea



Mantova, 12 maggio 2009

Claudio ciao,
martedì sera ero fra il pubblico del Cinema del Carbone. Finito il film o meglio, da quando hai finito il tuo intervento, c’è una frase che mi sta risuonando nella testa: “Non sprechiamo la vita…” hai detto e come è vero, quanto è vero!
Poi, istintivamente ho voluto acquistare due copie del tuo documentario. Potrai immaginare anche il perché o meglio, il motivo, che credo sia comune a quanti, a Mantova o in altre città, hanno visto il film ed hanno ancora una sorta di conto aperto… con i genitori, conto molto spesso nascosto sotto falso nome, quei nomi che tu stesso hai detto: l’età, la paura che stiano male, che non capiscano…
Quello che più mi ha colpito di quello che hai detto (e sarebbe bello poterlo leggere da qualche parte, come dire, averlo non solo sentito e fatto proprio in quel momento ma poterlo rileggere per se stessi o per dirlo ad altri) è che rendendo partecipi i tuoi di una cosa così, che alla fine ci si rende conto che si è stati male per un qualcosa che non c’è, che non esiste, per un niente, vuol dire riuscire ad essere completamente trasparenti con chi ti ha amato e continuerà a farlo e io, a questo non ci avevo mai pensato anche se l’idea, da qualche tempo ritornava.
Insomma un po’ ho pensato molto a quanto hai detto, un po’, il resto, l’ha fatto il film.
Una delle mie intenzioni era quello di far vedere ai miei “Improvvisamente l’inverno scorso” per far vedere come è “normale” volersi bene anche se si appartiene allo stesso sesso e quanta ignoranza c’è in giro. Ora credo che ci potrebbe essere una… doppia visione, per mostrare poi come, la loro reazione, il loro primo pensiero, che sia di senso di colpa o di qualcosa di più grane di loro, è lo stesso identico pensiero che tanti altri genitori hanno avuto prima di iniziare a fare poi spazio alla comprensione o meglio alla consapevolezza che non c’è mai stata una linea di demarcazione netta, un “prima o avanti” G.… No, la persona che hanno davanti è la stessa di prima, così come le cose che uno fa. Quello che veniva fatto prima viene fatto come sempre con l’aggiunta di una notizia in più, non un pregio o un difetto ma con un dato di conoscenza… in più.
Ti dicevo delle due copie. Una per la mia famiglia (e anche in qualche modo per dire in un modo tangibile grazie per il lavoro che avete fatto, come fosse un contributo (anche se so che in genere i finanziamenti servono prima ma è bello pensare che potrebbero far parte di una ipotetica cassa, per essere investiti in un nuovo progetto, altrettanto proficuo). L’altra era, è per il mio compagno o meglio per sua madre, la quale, in un periodo di (nostre) vacanze si è comportata nel modo peggiore possibile: ha violato la sua stanza da letto, i suoi cassetti, l’armadio e tutto ciò che era possibile violare per avere una traccia, una informazione (o la conferma) che la persona con cui il proprio figlio si vedeva da due anni era un altro… uomo. Non ti dico il suo ritorno a casa, l’accoglienza, le offese urlate come io fossi un porco e l’ordine categorico che non mi doveva più vedere.
E per contro la reazione assolutamente pacifica ed indifferente del figlio…
Ho visto poi che una delle prossime tappe del film sarà nella loro città: bello sarebbe se lui la convincesse a venire, una sera così tanto per fare qualcosa di diverso, al cinema per scoprire ben altro di un normale film. Sono convinto che lei stessa tornerebbe a casa arricchita, consapevole che il proprio figlio non è un alieno, non è un mostro, che nemmeno io lo sono: si tratta “solo” di sentimento, ne più ne meno un sentimento che ora c’è, che potrebbe sparire o diventare ancora più solido ma che, in modo definitivo riesce a farle capire che lui è sempre lo stesso figlio che ha avuto, con gli stessi pregi e difetti. Anzi no, forse nemmeno questo la smuoverebbe dalle sue posizioni.
Questo vale anche per me e per la mia famiglia… Fortunatamente però so (senza averne la certezza) che poi mi direbbero d’averlo sempre saputo, come hanno fatto gli amici (etero) a cui l’ho detto e che mi hanno risposto dicendo che è una caratteristica come quella di essere biondo o castano. Rimangono comunque tante difficoltà, tanti luoghi in cui continui ad essere un fantasma: non esisti e basta. O meglio ci sei “fisicamente” ma non esisti alla fine se non puoi ancora permetterti di dire di essere stato con il tuo ragazzo al cinema, in vacanza o a cena. La cosa dolorosa è che anche quelli della mia età anzi dalla mia in giù fino ai 35/38, hanno molte resistenze e fanno fatica nel comprendere che hanno un amico gay e che è lo stesso di quando non lo sapevano.
Mi piace sperare che sia diverso per quelli più giovani ma questo è un altro discorso.
In un ambiente di lavoro come il mio sto facendo qualche piccolo passo: alcuni colleghi lo sanno, ho sulla borsa la pin di “Milk” (e così ti chiedono cos’è), ho la cartolina della giornata contro l’omofobia fra quelle esposte…
Non so se sono riuscito alla fine a scrivere qualcosa di sensato…
E comunque, grazie. Grazie per il lavoro svolto, per come l’hai svolto, per quello che hai detto e per la serata, sicuramente importante, di martedì.
G.



Rovigo, 16 maggio 2009

Ciao,
lascio queste due righe per commentare il film che ho visto insieme con altri miei amici sabato 16 maggio.
Il film mi è piaciuto molto, finalmente ho visto una realtà che non avevo mai conosciuto, stando da questa parte della barricata.
Mi ero fermato a discutere brevemente col regista ma era già tardi e sono dovuto scappare. La questione che avevo alzato era la difficoltà di comunicare con dei genitori che magari, per estrazione sociale, non hanno la dialettica o l’apertura mentale per comunicare, vuoi via lettera o via discussione “ seria”.
A dire la verità non ho grandi speranze con i miei. Lo hanno saputo circa 2 anni fa. Mia mamma all’inizio mi aveva consigliato di andare da uno psicologo e pure il prete del paese con cui mi ero confidato me lo aveva suggerito anche se in maniera pacata. Dopo un appuntamento non ci sono più andato: non avevo né la voglia né i soldi né il tempo per uno psicologo. Mi sento a posto così. Le cose si sono un po’ appianate. Mia mamma conosce chi attualmente frequento e anche mio padre l’ha conosciuto, anche se di sfuggita. So che non sono certo d’aiuto alla causa, che dovrei cercare un dialogo su questi argomenti in famiglia, ma a dire la verità di discussioni e argomenti non ce ne sono mai stati in famiglia e non ho voglia di iniziare adesso.
Comunque ti confermo il mio voto positivo per il film, e guarderò anche l’altro tuo documentario “nessuno uguale”.
Un saluto e spero di partecipare ancora a una delle tue serate, ciao!



Ferrara, 4 aprile 2009


Grazie.
Sono da poco tornato a casa, dopo la proiezione del tuo film “Due volte genitori”. Il dvd in mano, la mente rivolta a riafferrare le sensazioni provate durante la visione, gli occhi che di nuovo devono sforzarsi per trattenere qualche lacrima. E’ stata un’esperienza forte. Ho capito molte cose.
Ormai sono passati più di due anni da quando, un po’ per caso, un po’ perché era giunto il momento, ho detto ai miei familiari della mia omosessualità. Non avevo ancora avuto nessuna esperienza vera, ma avvertivo già da tempo il bisogno di renderli partecipi di questo mio essere. Finalmente ero riuscito ad accettarmi, ma prima di vivere da omosessuale avevo bisogno che loro sapessero. Quante lettere ho scritto con la mente, immaginandone la consegna, la lettura, la reazione. E quante volte mi sono arreso, scoraggiato dai messaggi di omofobia che arrivavano dal mondo esterno e talvolta da parte dei miei stessi genitori. Eppure un frutto maturo prima o poi deve cadere, e così, quando mi fu rivolta la domanda, risposi. Sì, sono gay.
Le loro domande, i miei tentativi di risposta, le lacrime, il loro dolore causato dall’esser stati messi improvvisamente di fronte a una realtà incomprensibile, inaccettabile, impossibile. E poi i sensi di colpa che affiorano, i “dove ho sbagliato”, “ma allora che madre sono stata”, “che padre sono stato”. E’ straziante vedere un genitore che si contorce in questi interrogativi. Vedere mia madre in tutta la sua fragilità, completamente sprovvista di punti di appoggio, impreparata ad affrontare un enigma più grande di lei. Lei che ha sempre avuto grande fede in Dio, lei che mi ha sempre amato, lei, con la sua indole un po’ bambina, improvvisamente scaraventata su un campo di battaglia, lei e il suo essere madre. Non avevo risposte alle sue lacrime. Non avevo altra risposta che abbracciarla forte.
Ero stato io a trafiggerla, lei soffriva per causa mia. Ma con cosa l’avevo trafitta? Che colpa avevo commesso? Non avevo semplicemente cercato di essere sincero? Non avevo semplicemente detto ciò che ero? Il mio e il loro dolore a confronto. Per far cessare il loro dovevo rinnegare me stesso. Impossibile. Scattò l’autodifesa, divenni insensibile alla loro sofferenza e, determinato, partii per la mia strada, cominciando a prendere confidenza con il nuovo me stesso.
Studio lontano da casa mia, torno poco. Vedo i miei genitori una volta al mese, più o meno. A volte si ritorna sull’argomento, soprattutto con mio padre. Io cerco di spiegare, ho abbassato la guardia, mi sforzo di essere meno duro, ma le posizioni non sono cambiate di molto. Loro sono sempre nello stesso dolore, ancora vivissimo.
Caro Claudio, il tuo film mi ha dato una scossa. Mi sono messo a pensare a come sono trascorsi questi due anni dopo il mio coming out. Come posso immaginare che la situazione tra me e i miei genitori cambi se il mio unico sforzo consiste, quando capita, nel rispondere brevemente alle loro domande? C’è tutto un mondo che io devo far loro conoscere, ma soprattutto c’è un bagaglio di affettività da riportare a galla. Devo far loro capire che io ci sono ancora, che non mi hanno perso e che ho voglia di vederli felici.
E’ per questo che appena finita la proiezione sono corso a procurarmi una copia del tuo film. E’ per questo che non appena li vedrò chiederò loro di guardare il dvd. Li ho lasciati troppo tempo soli nel loro dispiacere. Non voglio perderne altro.
Ancora grazie, Claudio. Mi hai dato le parole giuste, le immagini, i volti e le storie da portare a mia madre e mio padre. Fare coming out non può essere solo togliersi un peso dal cuore scaraventando la propria verità addosso a qualcuno. E’ un percorso da fare insieme.
E.



Brescia 4 febbraio 2009

Cosa ne pensano del film una squadra di calcio di donne e il loro allenatore? Ecco i commenti arrivati a Cristina, una delle protagoniste del documentario, dopo la proiezione di Brescia.

Ciao Cri, anch'io mi unisco al ringraziamento della squadra per la serata di mercoledì. Il documentario mi ha colpita molto, e mi ha fatto proprio riflettere, soprattutto su giudizi e pregiudizi della nostra società verso gli omosessuali (e, in generale, verso chi non è uguale a noi in tutto e per tutto!). Spero davvero che riesca a raggiungere la visibilità e lo spazio che merita... forse, prima ancora degli omosessuali, sono gli eterosessuali ad avere bisogno di un film così! :)

Grazie mille a Cristina per la bellissima serata. Sono stato molto contento che ci fossero presenti anche altre 11 giocatrici della squadra.

Il film/documentario è stato davvero commovente ed è soprattutto incredibile pensare che sia riuscito a trattare così bene di un argomento complesso risultando però anche divertente.

Anche a me è piaciuto moltissimo il film! Anche perché ha toccato argomenti delicati e profondi ma allo stesso tempo è stato divertente!!

Ciao Cri, sono appena arrivata a casa e mentre facevo il mio viaggio di ritorno in macchina mi è venuta voglia di scriverti... voglio semplicemente dirti che il film mi ha colpito molto, mi ha divertita, mi ha commossa, mi ha riempito il cuore... sono stata felice di aver condiviso questa serata, ma soprattutto sono felice di aver condiviso con te la tua intimità.... grazie Avevo voglia di dirtelo. Ci si vede in campo!

Grazie mille per questo film. Mi ha fatto pensare al rapporto difficile con mio padre, alle incomprensioni mai chiarite e al coraggio che ci vuole a prenderle in mano e a far si che si risolvano.



Napoli, 13 febbraio 2009

Sono una mamma anch'io, mio figlio è eterosessuale ma io ho sempre pensato che non avrei avuto nessun problema se mi avesse confidato di essere gay, perchè credevo di non avere pergiudizi su questo. Invece ho pianto per tutto il film, sono sconvolta perchè mi sono resa conto che chissà quante volte, e per molto molto meno non ho saputo ascoltare mio figlio e l'ho ostacolato nell'essere sè stesso.
Francesca


Torino, 26 febbraio 2009 - da ASAI

Caro Claudio,
come promesso ti invio le foto scattate ieri alla proiezione. Ne approfitto per ringraziarti perché è davvero stata una serata intensa, il film è molto molto bello, ben fatto, curato, interessante, ricco di stimoli....un ottimo materiale per cominciare a lavorare su se stessi e (per noi educatori) uno strumento utilissimo per lavorare con i ragazzi e le famiglie. Grazie a te e alle famiglie che "ci hanno messo la faccia".
Sara



Pinerolo, 20 novembre 2008

GRAZIE CLAUDIO - GRAZIE AGEDO
Chi è stato mercoledì 19 a Torino al Cinema Ambrosio per la proiezione del film "Due volte genitori" ha vissuto una serata di altissimo valore culturale in un ampio locale stracolmo di gente. Il percorso dei genitori che scoprono di avere un figlio o una figlia omosessuale è "riportato" dalla viva voce e dal racconto diretto dei protagonisti in modo che definirei puntuale, profondo, coinvolgente. I passaggi, gli sconcerti, le paure, le disperazioni, le emozioni..... tutto viene intrecciato con realismo, senza cedimenti retorici. Siamo così in possesso di uno strumento filmico straordinariamente valido ed efficace per essere ponte di comunicazione con il grande pubblico al quale bisognerà far giungere questa pellicola. Il regista Claudio Cipelletti, ancora una volta, ha dato prova di una capacità difficilmente eguagliabile con un lavoro fine, profondo, che tiene sveglia l'attenzione dall'inizio alla fine.
Grande merito di questa iniziativa, sostenuta dalla Regione Piemonte, va riconosciuta all' AGEDO, l'associazione di genitori, parenti e amici di omosessuali che in parecchie città italiane svolgono un lavoro volontario di accoglienza, di ascolto e di confronto con i genitori che vengono a conoscenza di avere un figlio o una figlia omosessuale.
Ho partecipato con gioia a questa serata e, nel porgere un saluto ed una riflessione, ho proposto di sostituire nelle parrocchie della diocesi la messa di mezzanotte con la proiezione di questo film. Credo che sarebbe una scelta che ravviverebbe le comunità cristiane che da anni sonnecchiano e aprirebbe un vivace dibattito nella chiesa.
In ogni caso, care amiche e cari amici, dabbiamo impegnarci a far girare questa pellicola che non fa parte dei circuiti ufficiali, interpellando gestori laici di sale, centri culturali, momenti associativi, gruppi, comunità.
Tra montagne di banalità e di idiozie, in un clima culturale dove prevale il pregiudizio, opere come questa dicono che davvero merita lavorare in positivo e con grande fiducia.
Pubblicato da don Franco Barbero
 
 


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