LETTERE
AL REGISTA E COMMENTI DEGLI SPETTATORI
Torre
Pellice (TO), 22 maggio 2011
Cari
amici, dopo la serata di mercoledì scorso a Torre Pellice
con visione del vostro film, volevo ancora ringraziarvi dell'occasione
e del vostro impegno, e anche della qualità delle vostre
idee. Come dicevo, mi sono venute in mente alcune riflessioni
che qui riporto molto schematicamente:
1. L'importanza dei gruppi di auto-mutuo-aiuto: io stesso con
mia moglie sono stato coinvolto per alcuni anni in quello di
famiglie affidatarie a Pinerolo (gestione a cura dei servizi
sociali ASL), prima e durante un affidamento che ci ha coinvolti
per diversi anni. Tempi difficili, questi, per gli enti pubblici,
e molti servizi devono ridimensionarsi; dove si può bisogna
difenderli con i denti. Voi operate come associazione ma in
collaborazione con enti pubblici e questo va a merito delle
amministrazioni di Torino, Provincia, Regione.
2. Dal film emerge una grandissima fiducia nella parola: genitori
che parlano, raccontano, parlano (magari con fatica) con i figli;
scrivono e ricevono lettere: e sono lettere di contenuto solido.
In un'epoca di scriteriata fiducia nell'illimitato potere delle
immagini (che poi non è tale, basta poco a farlo sfaldare:
oggi chi si fida più di una foto o di un'immagine TV
, fin troppo facilmente manipolabile in infografica?), questo
è un appello a usare tutte le risorse della razionalità
che abbiamo ricevuto in dotazione. Serve a tutti.
3. Dalle parole dei genitori, quando accettano di dover «ripartire»,
e addirittura farsi guidare dai propri figli in questo cammino,
emerge una consapevolezza della limitatezza umana: non siamo
onnipotenti, anche se crediamo di essere: grazie anche per questo
invito, valido per chiunaue.
E comunque vorremmo essere sempre al vostro fianco per una battaglia
di diritti.
Volentieri ci faremo interpellare anche al giornale settimanale
delle chiese protestanti «storiche» (battisti, metodisti,
valdesi – www.riforma.it) se lo riterrete interessante.
Un caro saluto
Alberto Corsani
Frauenfeld,
16 maggio 2011
Der
Film ist sehr berührend und zeigt auf, wie schwer es auch
für die Eltern ist, dass das sogenannte "Normalsein"
plötzlich nicht mehr ist.
Ein grosses Danke an Sie, Herr Cipelletti, für diesen Film,
und an all die Eltern die sich die Mühe nehmen Ihre Kinder
so zu akzeptieren wie sie sind und sich mit Homosexualität
auseinandersetzen!
Susanne
Il film
è molto toccante e mostra quanto sia difficile anche
per i genitori quando la cosiddetta normalità improvvisamente
viene meno.
Un grande ringraziamento a lei per questo film e a tutti i genitori
che si danno da fare per accettare i loro figli così
come sono e per relazionarsi alla loro omosessualità!
Susanne
Zurigo, 12 maggio 2011 Dear
Claudio
Last Saturday I was at the showing of your movie Due volte Genitori
in Zurich that you also attended. I was so moved by your film
that I now feel the need to write you. I was at the movie with
my mom, who has been supporting of me since I came out to her.
She was sitting between me and my girlfriend, who is very much
afraid to come out to her parents. It was a very special moment
for all of us. Never before had my mom accompanied me to a "gay
event". But with your movie it was not only her sharing
a part of my life with me that was widely unknown to her; on
that evening, I also shared a part of her life that I had never
thought about before: The difficult moments, thoughts, ambivalences
that parents deal with after the coming out of their homosexual
son or daughter. And only then I realized that parents have
to go through their own coming out, too, by accepting their
child as homosexual and also by telling THEIR friends, co-workers,
neighbours, etc. Seeing your movie together with my mom made
your movie even more intense and emotional for me. I felt like
crying the minute the movie started until the lights went back
on 90 minutes later. Also my mom and my girlfriend where shedding
tears. We were all very touched and moved by your film. My girlfriend,
whose parents are very religious, was so overwhelmed, she cried
when we returned home and we had a long talk about coming out.
It seemed like the movie had moved something in her. Maybe a
little bit closer to a shy thought of finally wanting to tell
her parents who she is? So, it really was a very special moment
for all of us. And I also loved to see how other mothers and
fathers came to the movie with their gay son or daugther. It
was like a family event between strangers.
I think,
your film is a wonderful peace of art, Claudio. It is a very
important film that not only parents of homosexuals should see
but also homosexual sons and daughters. We cannot judge our
parents by their reactions without considering their own background,
history, beliefs, and realities. This had never been as clear
to me as it is now. And I do have a lot of respect for the parents
in your film. They were so vulnerable but at the same time so
courageous and strong to tell the world their deepest thoughts,
feelings, anger and fears. And they also seemed to be very respectful
with those other parents at the meeting.
I want
to congratulate you to your wonderful film and also thank you
for it. I wish you a lot of success with Due volte Genitori
and also with your future projects.
Best
regards
T.
16 marzo 2011
Buongiorno,
mi chiamo Ivano e sono uno studente universitario.
E' da molto tempo che volevo farle personalmente i miei complimenti
per 2voltegenitori, ci tenevo a dirle che in parte è
stato grazie al suo bellissimo film-documentario che mi sono
sentito preparato ad accettare le reazioni dei miei genitori
quando ho detto loro di me.
Credo che tocchi corde sensibilissime in tutti i ragazzi gay
e lesbiche ed abbia una vera e propria valenza psicoterapica.
Non penso sia un caso che abbia deciso di scriverle dopo aver
visto "The kids are all right", film plurinominato
agli oscar 2010, infatti simpaticamente le volevo chiedere:
a quando un film-documentario tutto italiano sulle coppie omogenitoriali?
Sono sicuro che ci aveva già pensato :)
Grazie, e buon tutto
Ivano
15 Marzo 2011
Carissimo,
ho avuto il piacere di assistere alla proiezione del film e
di ascoltare le testimonianze dei genitori AGEDO. Come molti
gay, ho sempre pianto di commozione ai Gay Pride vedendo il
carro AGEDO e l'entusiasmo che ci mettono nei Pride.
Mi chiedevo se io avrei mai avuto il coraggio di aprirmi con
i miei cari, dopo la visione del documentario, ho deciso quindi
di fare coming out con mio fratello e mia madre, supportato
anche dall'esperienza dei ragazzi dell'Arcigay.
Gli amici sapevano già tutto da un pezzo, restava solo
questo tassello alla piena apertura al mondo. Avevano ragione
i genitori AGEDO, non dobbiamo nascondere nulla, adesso io e
mia madre siamo ancora più "mamma e figlio".
C'è da dire che lei l'ha presa con una serenità
quasi irreale dopo che abbiamo parlato, chiaramente ha attraversato
i primi giorni con qualche dubbio canonico (dove ho sbagliato,
cosa ho fatto, perché a me .... ha anche scaricato roba
da internet ma aveva selezionato male...aveva preso roba di
Nicolosi, che dio lo fulmini) ma credo basti dimostrarsi sereni,
felici, anche combattivi se possibile e si riesce a far capire
che non c'è niente di strano o osceno o schifoso.
Tanta la piena accettazione e l'amore che è riuscita
a dimostrarmi che siamo finiti anche a parlare di come il "problema
gay" non sia nemmeno grosso, quanto invece dobbiamo ancora
lottare contro la transfobia.
Tanta la piena accettazione e l'amore, che adesso aspetta che
gli presenti il mio compagno e ha dato la sua "benedizione"
ai miei amici in coppia, quando fino a qualche giorno non immaginava
nemmeno...
Grazie a tutti voi, a te, Agedo, ArciGay e ArciLesbica e grazie
per quello che fate
Love, Happy A.
Toulouse, 2 marzo
2011
Bonjour
Claudio
Je suis membre de l'association Arc En Ciel Toulouse qui a projeté
le film dans le cadre du Festival Des Images Aux Mots. La projection
a eu lieu dans une petite commune rurale à 40 km de Toulouse.
Il y avait 20 personnes dans la salle (ce qui est habituel pour
ce cinéma et pour ce type de film), des personnes des
associations Contact et Arc En Ciel, des personnes du cinéma
et du public.
Les personnes présentes ont bien apprécié
ce film (que je trouve aussi particulièrement juste et
intéressant). Cela a permis d'échanger suite au
film pendant plus d'une heure avec les personnes présentes
(toutes sont restées sauf deux). C'est d'autant plus
important en milieu rural où les personnes parlent peu
d'homosexualité. Le public a pu découvrir ces
parcours de vie différents et sensibles. Cela nous a
aussi permis de parler des droits à gagner pour les personnes
LGBT.
Voici quelques éléments de cette soirée.
Encore merci pour la diffusion de ce film.
Cordialement.
Didier Genty
Buongiorno
Claudio,
sono membro dell’associazione Arcobaleno di Tolosa che
ha proiettato il film nel corso del Festival “Dalle immagini
alle parole”. La proiezione ha avuto luogo in una piccola
comunità rurale a 40 km da Tolosa. C’erano 20 persone
in sala (il che è consueto per questa sala e questo tipo
di film), persone delle associazioni Arcobaleno e Contact, personale
del cinema e pubblico.
I presenti hanno molto apprezzato il film (che personalmente
ho trovato molto pertinente e interessante). Questo ha permesso
uno scambio con i presenti, dopo il film, per più di
un’ora (sono restati tutti salvo due). E’ tanto
più importante in un ambiente rurale dove la gente parla
poco di omosessualità. Il pubblico ha potuto scoprire
questi percorsi di vita diversi e sensibili. Questo ci ha anche
permesso di parlare dei diritti che ancora devono essere conquistati
dalle persone LGBT.
Ecco alcuni elementi della serata. Grazie ancora per la diffusione
di questo film.
Cordialmente,
Didier Genty
23
febbraio 2011
Tempo fa
ho partecipato ad un incontro da voi organizzato in cui è
stato proiettato il video "due volte genitori", esperienza
interessante ed arricchente, ma anche "interrogante".
Genitori il cui percorso, benchè difficile e doloroso,
alla fine trovava una forma compiuta di senso e dignità,
ci sono state testimonianze che mi hanno davvero commossa e
mentre guardavo pensavo "sono speciali", lo credo
veramente, sono genitori speciali che non hanno rinunciato ad
essere genitori e belle persone.
Insieme alle lacrime in me montava l'invidia per quei figli
fortunati ad avere quei genitori.
Attenzione sono cosciente del fatto che quei genitori ci sono
arrivati fin lì e chissà quando dolore hanno dato
ai loro figli prima, non tutti i percorsi sono uguali e alcuni
saranno stati più duri e faticosi di altri, ma ciò
che mi ha colpito è che alla fine tutti erano cresciuti
acquistando una consapevolezza di sè come persone oltre
che come genitori, cosa che permette di acquisire una forza
incredibile. Mentre guardavo il filmato prendevo coscienza che
desideravo una situazione come quella, ma a parti invertite,
ovvero in cui sono i figli a confrontarsi tra loro. E' giustissimo
che ci sia quello spazio per i genitori, ma perchè non
includerne un altro solo per i figli ed uno in cui ci si confronti
tutti insieme, genitori e figli? E' vero c'è la terapia
individuale e l'agedo nasce per i genitori, ma pur salvaguardando
l'identità principale, mi permetto di suggerirvi di pensare
ad uno spazio di gruppo per i figli, magari esiste già,
se così fosse chiedo scusa per la mia ignoranza.
Personalmente ne avrei l'esigenza perchè ritengo che
incontrarsi in gruppo, senza necessariamente fare una terapia
di gruppo, sia una cosa molto funzionale e positiva per incanalare
e metabolizzare emozioni molto forti e destabilizzanti. Questa
esigenza nasce dal fatto che, come accennato prima, io non ho
genitori così speciali, credo che i miei appartengano
alla peggiore categoria e non perchè mi sbatterebbero
fuori casa o peggio mi porterebbero dall'esorcista o dallo psichiatra,
niente affatto, anzi guardano con orrore a chi lo fa, ma perchè
la loro strategia di sopravvivenza è il Silenzio, io
posso fare tutto compreso portare le mie compagne a casa o conviverci,
dovreste vederli quanto sono "accoglienti e generosi"
purchè non si espliciti la vera natura del rapporto,
purchè non si dica, non se ne parli, il loro atteggiamento
dice "non c'è bisogno di dire questa cosa perchè
noi l'accettiamo come puoi vedere". In realtà c'è
una rimozione totale del dolore, me ne sono fatta una ragione
concludendo che non tutti hanno la forza, il coraggio e gli
strumenti anche culturali per affrontarlo, ritengo di dover
avere anche rispetto di questa incapacità perchè
per l'appunto è un'incapacità, non una crudeltà
gratuita.
Che dire, così come loro non hanno la figlia desiderata,
neanch'io ho ricevuto in dote i genitori sognati.
Grazie dell'ascolto.
P.
Bruxelles,
6 febbraio 2011
Dear Claudio
I have seen your great documentary 'due volte genitori' yesterday.
It is very touching to see those parents and how well they express
themselfs, with how much care and sensitivity. Even the more
seen from outside Italy, because in the rest of Europe we don't
get much positive news out of your country, I am afraid to say
(but I'm sure you understand!). For instance I have seen 'Improvvisamente
l'inverno scorso' which was quite shocking (and in parts amusing
too). I really think that there must be still done a lot in
terms of education in the Italian society. I was quite surprised
how innocent and almost naive those (intelligent and well educated)
parents in your film were regarding homosexuality! They didn't
seem to have any hint in order to detect the sexuality of their
children. It's hard to understand. I suspect a rigorous brainwashing
by the catholic church is still going on.
I'm Swiss, 48, and even though my parents are very average people
living in the countryside not far from Zürch, coming out
wasn't such a big deal back in the 80ies. Of course, worries
and some clumsiness were there first, but never this endless
tragedy with letters and tears and nightmares like we hear of
in your film.
The most striking is maybe this aspect, almost apart from the
main subject 'homosexuality': contrary to the northern countries,
I could see the amount of love within the families, and how
deep and meaningful this parental love is. I can't imagine to
get this kind of 'love-letter' the father from Torino wrote
to his son. That's so wonderful. We in the north are never this
close to one another. Somehow very often the families end to
exist once the children are grown up. Everything is much more
distant. Funny enough that I was overwhelmed by those strong
feelings in your film - feelings that are maybe at the origine
of the disaster an Italian coming out may cause, but at the
same time feelings that we lack of in other parts of Europe
and this causes suffering as well.
Anyway, thanks for this beautiful film, wish you all the best
Christoph
Ho visto
il tuo meraviglioso documentario “Due volte genitori”
ieri. È molto toccante vedere questi genitori, quanto
sappiano esprimere sé stessi e con quale sensibilità
e profondità. Ancor più vedendoli da fuori dall’Italia,
perché nel resto d’Europa non riceviamo notizie
granchè positive dal vostro Paese, mi spiace dirlo (ma
sono sicuro che mi capirete!). Ad esempio avevo visto “Improvvisamente
l’inverno scorso” che è stato assolutamente
shoccante (a in parte anche divertente).
Penso davvero che ci sia ancora molto da fare quanto a educazione
nella società italiana. Sono stato davvero sorpreso di
quanto innocenti e persino ingenui fossero questi (intelligenti
e colti) genitori nel film, nei confronti dell’omosessualità!
Sembra che non avessero la minima traccia per accorgersi della
sessualità dei loro figli. È difficile da comprendere
per noi. Sospetto che sia ancora in corso un rigoroso lavaggio
del cervello da parte della chiesa cattolica.
Sono svizzero, ho 48 anni, e anche se i miei genitori sono persone
davvero nella media che vivono in provincia non lontano da Zurigo,
il mio coming out non è stato un gran problema già
negli anni 80. Certamente all’inizio c’è
stata qualche preoccupazione e muso lungo, ma mai questa infinita
tragedia con lettere e lacrime e incubi…
La cosa che colpisce di più nel film è indipendente
dall’argomento principale dell’ “omosessualità”:
al contrario che nei Paesi del nord, ho potuto toccare con mano
la quantità di amore all’interno delle vostre famiglie,
e quanto profondo e denso di significato sia per voi questo
amore genitoriale. Non potrei sognarmi di ricevere una lettera
“d’amore” come quella che il padre di Torino
scrisse a suo figlio. È una cosa così meravigliosa!
Noi al nord non siamo mai così intimi l’uno con
l’altro. In qualche modo, molto spesso, le famiglie cessano
di esistere appena i figli sono cresciuti. Tutto resta molto
più distante. È molto strano come fossi sopraffatto
da quei sentimenti struggenti del tuo film – sentimenti
che forse sono proprio all’origine del disastro che un
coming-out può provocare in Italia – e allo stesso
tempo mi rendevo conto che questi sentimenti ci mancano in altre
parti d’Europa, e anche questo finisce per causare diverse
sofferenze.
Ad ogni modo, grazie per questo meraviglioso film, un grande
augurio,
Christoph
Milano,
21 gennaio 2011
Gentile
Claudio,
ero presente la sera di martedì alla proiezione di "Due
volte genitori" a Milano. Alla fine, ero troppo emozionata
e turbata per potermi fermare e dirti grazie, grazie per questo
splendido documentario, grazie ai genitori dell'Agedo, hanno
scritto le lettere e hanno detto le parole che avrei sempre
voluto sentire dai miei genitori. Ogni volta che li incontro
al pride con il loro striscione, li appaudo e li abbraccio!
Vorrei dirvi quanto sia meraviglioso che esista l'agedo e delle
persone così belle e coraggiose.
La mia compagna è straniera, e nonostante viva all'estero
da molti anni, non è ancora riuscita a dirlo ai suoi
genitori, che sono "portatori sani" di enormi pregiudizi,
pur essendo persone colte e liberali. Anche io li conosco,e
loro mi apprezzano e mi vogliono bene, ma sempre "da amica"
della figlia! I miei genitori invece sono nel "silenzio
assenso" e finalmente, dopo 8 anni, parlano ora con la
mia compagna in modo civile, cominciando forse ad apprezzare
che meravigliosa persona sia. Farò vedere il documentario
anche a lei, che martedì non è potuta venire,
e sono sicura che lo amerà come lo amo io! Grazie a Claudio
e a tutti voi,
un caro saluto, S.
Milano,
18 gennaio 2011
Stasera,
18/01/2011, c/o la sede della Provincia di Milano, ho assistito
alla proiezione del documentario "Due volte genitori".
A tal proposito, vorrei ribadire i miei complimenti per un lavoro
che ritengo veramente ottimo. Non vi è stato un momento
in cui si perdesse il filo del discorso, sempre molto chiaro
ed avvincente. I contenuti sono molto interessanti ed il montaggio
ben riuscito. Complimenti a Claudio Cipelletti, ai suoi collaboratori
ed a chi ha creduto in loro.
Infine, vorrei esprimere l'auspicio che questo bel lavoro venga
portato nelle scuole, ma anche nei cinema o nelle sale consiliari
dei paesi di provincia, anche dinanzi ad un pubblico di genitori.
Grazie ancora,
Massimiliano Rossetti (Psicologo/psicoterapeuta della provincia
di Brescia).
9 gennaio 2011
Caro Claudio
e cari tutti,
oggi insieme al mio fidanzato abbiamo visto “Due volte
genitori”. Semplicemente un grazie per la sincerità,
la disponibilità e la profondità del vostro documentario.
Il mio fidanzato non parla con suo padre da 11 anni mentre i
miei sono entrambi scomparsi; riflettendo sul vostro film lui
ha riconfermato la decisione di creare un rapporto con suo padre
proprio perchè io non ho più la possibilità
di farlo. Grazie per averci incoraggiati così profondamente
e per avere dimostrato a tutti l'importanza di avere strumenti
culturali per poter riflettere e procedere lungo il cammino
della vita qualunque difficoltà o novità si incontri.
Faremo del nostro meglio per sostenere una cultura di condivisione.
Grazie ancora. F.
Trento, 24 novembre 2010
Caro Stefano (Stefano Cò, presidente Arcigay Trento,
Ndr), ti ringrazio molto per aver organizzato la proiezione
di "Due volte genitori" all'Astra.
Oggi sento di avere un motivo in più per sentirmi leggero.
Anche se la strada da fare è ancora lunga e lo testimoniano
le immagini di chilometri di rotaie che scorrevano durante i
discorsi dei viaggiatori nel treno, sento di essere cresciuto
nella comprensione di convivere nella diversità degli
orientamenti sessuali. Sento di essere stato ulteriormente educato
e preparato.
Indubbiamente il film arriva con garbo e si comprende lo studio
che ha preceduto la confezione di un prodotto mirato a colmare
secondo me quel vuoto dove è necessario insistere.
L'unica osservazione che mi permetto di fare ripetendomi è:
perchè i protagonisti di questi docu-film sono quasi
sempre ben attrezzati culturalmente ed anche di bell'aspetto??
L'onestà intellettuale di Claudio Cipelletti che, rispondendo
alle tue osservazioni sulle scelte dei genitori, ha riconosciuto
la necessità di fare scelte mirate dei protagonisti,
sarebbe stata ancora più supportata se i protagonisti
del docu-film avessero avuto forse meno mezzi e magari dentature
meno perfette.
In alcune testimonianze dei genitori si legge ancora il tormento
di una accettazione non del tutto definitiva della omosessualità
dei figli, e questo secondo me conferisce comunque serietà
e sincerità d'intenti al regista, al quale ti pregherei
di far giungere ancora i miei complimenti e gli auguri che il
film passi anche in televisione.
Sarà mia premura diffondere il più possibile questo
bel e pedagico docu-film.
Stamattina pensando ancora al film, mi sentivo stranamente felice
per aver conosciuto l'AGEDO e vissuto seppure per un'ora, il
percorso di rinascita dei protagonisti sia genitori che figli.
Ancora grazie,
Rodolfo
S.
Severo (FG), 17 ottobre 2010 - spettatori della proiezione
presso "Casa Eirene" di Don Dino d'Aloia
A Foggia si è costituita la AGEDO, Associazione di Genitori
e di Amici degli Omosessuali. Scopo essenziale di questa associazione
è la assistenza ai genitori degli omosessuali, i quali
genitori hanno di frequente difficoltà a comprendere
questo aspetto, che loro non conoscevano, del proprio figlio,
o figlia.
Anteprima di attività della neonata associazione è
stata in San Severo, alla nostra Casa Eirene, la proiezione
del film documentario “Due Volte Genitori”, che
illustra in modo sensibile e dettagliato come la nuova condizione
implichi per i genitori la necessità della riscoperta
di se stessi. Un nuovo modo di essere genitori, un nuovo grande
amore per i propri figli.
Un folto gruppo di attenti spettatori ha assistito alla proiezione,
e ha partecipato alla animata e commossa discussione che ne
è seguita.
A richiesta di alcune professoresse presenti, l’evento
sarà ripetuto nelle scuole e, in particolare, sarà
portato a Ischitella dove, nel periodo dicembre-gennaio, verrà
riproposto dalla Asociazione “È primavera, ragazzi
di Ischitella”.
L’evento inaugurale “ufficiale” della Agedo
Foggia si svolgerà il 18 novembre prossimo nella Sala
del Tribunale della Dogana, in Foggia, presso il Palazzo Dogana,
sede della Amministrazione provinciale.
Siete tutti invitati a parteciparvi, per un incontro di amore,
di civiltà.
Gabriele Scalfarotto
caro Dino
come sessuloga mi sono posta il problema dell'omosessualità
in varie occasioni, ma ciò che leggi in un libro è
ben lontano dal toccare con mano il dolore dell'emarginazione.
Non ho mai ritenuto gli omosessuali nè anomali nè
fenomeni da barraccone e ho sempre pensato che l'amore è
amore e basta, ma non mi ero mai ,prima di domenica , soffermata
sul vissuto di un genitore. Credo che l'accettazione serena
dei genitori della omosessualità dei propri figli sia
l'arma più potente per aiutarli a vivere una condizione
di diversità e sconfiggere i pregiudizi . Quindi benvenuta
questa associazione
Gabriella Russi
Carissimi amici di Casa Eirene,
grazie per l'occasione offerta con la visione del documentario
"Genitori per due volte" e del successivo confronto.
Credevo di essere una persona aperta al problema degli omosessuali,
ma la visione propostaci mi ha allargato gli orizzonti e mi
ha fatto comprendere quanti pregiudizi ancora avessi e con quanta
superficialità considerassi la questione.
Ho sperimentato, ancora una volta, che solo una conoscenza diretta
dell'altro, visto prima come "diverso" da me ,diventa
dopo "fratello" che mi appartiene. Occasioni come
quella propostaci da voi, sono piccoli mattoni per costruire
la casa dell'UMANITA', in cui non ci siano più "diversi",
ma solo fratelli.
grazie
Alba Mazzeo
Per quello che so, i tre grandi pionieri della psichiatria,
Freud, Jung, Adler, consideravano la omosessualità non
come è stata presentata ieri nell'incontro-confernza.
La omosessualità è un problema di dimensioni antropologiche,
psicologiche, etiche, sociali, giuridiche: voglio saperne di
più. L'incontro di ieri, molto interessante, lo considero
una provocazione per avviare un processo di maggiore attenzione
e conoscenza verso il problema ".
Concetta
Iniziativa coraggiosa per il territorio di San Severo. Il film
documentario "Due volte genitori" è risultato
intenso nei contenuti, coinvolgente dal punto di vista emotivo,
carico di speranza per il futuro. Significative le testimonianze
di tre genitori, presenti in sala, i cui figli sono omosessuali:
quanta sofferenza e commozione nelle loro parole ma anche tanta
gioia e gratitudine per aver imparato molto da questa difficile
esperienza. Bello l'intervento di Dino: solo "l'umanità"
è necessaria per accogliere le persone omosessuali. Sarebbe
opportuno ripetere l'inziativa nelle scuole con docenti, alunni
e genitori.
Anna
Non mi aspettavo una serata edificante come quella di ieri,
sono andata a Case Eirene da Foggia più che altro per
far contenta un'amica che non essendoci mai andata, mi ha chiesto
di accompagnarla. Mi aspettavo un dibattito noioso su un argomento
in cui, in fondo, pensavo, non mi sentivo coinvolta. Invece
ho passato una serata ricca di emozioni forti, mi sono immersa
nella sofferenza, nel dolore delle famiglie che vivono il "problema"
omosessualità (perchè ancora, purtroppo, lo é),
non immaginando quante difficoltà si hanno, quanto cammino
queste famiglie devono percorrere e quanta forza e maturità
devono avere per gestire situazioni e relazioni. Pensavo di
non avere pregiudizi in merito, invece mi sono accorta di averne
e soprattutto di provare una quasi indifferenza verso questo
"mondo a me estraneo". Sono uscita da Casa Eirene
con un bagaglio di conoscenza che mi ha permesso di sentirmi
"prossima" e non più "estranea" alle
famiglie degli omosessuali, ho sentito una infinita tenerezza
per i ragazzi che scoprono di esserlo, e ho ammirato ilo coraggio
e la profondità dell'amore di quei genitori che nascono
due volte al loro ruolo, dando un significato ancor più
forte alla figura del genitore e della famiglia. Grazie di avermi
dato così tanto in questa serata, grazie di avermi permesso
di comprendere ancora una volta il significato e l'importanza
di amare nella maniera giusta. Una mia semplice (forse banale,
non so) riflessione: nel Vangelo Gesù ci dice che nell'aldilà
noi non conserveremo la nostra sessualità di uomini e
donne, ma saremo soltanto "creature" come angeli...perché,
invece, noi ci creiamo tanti problemi qui sulla terra?
Dora
E' stata
la mia prima volta a Casa Eirene, e devo dire che non mi aspettavo
una realtà così concreta ed edificante, iniziative
come quella dell'altra sera affrontando un tema così
delicato come l'omosessualità, sono a dir poco pregevoli
e coraggiose, solo sconfiggendo la paura dell'ignoto si possono
vincere le battaglie della vita, e l'omofobia è una di
queste.
L'omofobia
va sconfitta in tutte le sue forme.
Vedere
il riuscitissimo lavoro di C. Cipelletti è stato non
solo emozionante ma soprattutto illuminante circa la vera e
profonda essenza di tale realtà ed io ho sentito la visione
di questo film avere un potente effetto catartico, perchè
siamo tutti figli e la cosa che colui che è stato generato
desidera di più è l'accoglienza totale ed incondizionata.
E'
un dovere per tutti noi incoraggiare e sostenere questi padri
e queste madri, questi figli e queste figlie, perchè
è come se fossero i nostri padri, le nostre madri i nostri
figli e le nostre figlie.
Ancora
grazie per questa opportunità
Francesca Campagna
Caro Dino,
l'esperienza di Domenica e' stata bellissima!!! Non avevo dubbi
. Il film documentario " 2volte genitori" molto bello,
forte in molti tratti e commovente in altri. Mi ha colpito la
sofferenza dei genitori, il travaglio di ogni figlio che ha
dovuto "confessare" di essere omosessuale, le singole
tappe del viaggio.
Mi
ha appassionato il dibattito che e' seguito, ogni intervento
e' stato significativo ed ha arricchito, a mio modesto avviso,
tutti i presenti .
Particolarmente
toccante l'intervento dei sigg. venuti da Foggia che hanno raccontato
la loro esperienza, e poi i tuoi ospiti (dal regista, al presidente
dell'Agedo, la coppia di Faenza, la sessuologa, il moderatore,
Dino d'Aloia) sono stati veramente eccezionali. Mi piacerebbe
vedere il prosieguo del film documentario.
Ti
chiedo e mi chiedo come riesce una famiglia (e un figlio) ,
dopo la "notizia" ...ad essere quella "di prima"
e ad accettare questa diversita' del figlio/a, che fino all'atto
della confessione il genitore ha amato adorato e venerato fino
all'inverosimile!!! Come possono i genitori entrare nel nuovo
mondo del figlio dovendo fare i conti con la societa', con se
stessi, con la delusione, con la rabbia con una marea di difficolta'?
Molti genitori non accettano questa realta' e si allontanano
dai figli, creando fratture a volte insanabili. Ma un genitore
che non accetta e' condannabile? Solo l'amore per il figlio
puo' aiutare nel percorso di accettazione, o un associazione
quale l' Agedo o chi ? Come fare in questi casi ? Mi piacerebbe
conoscere la risposta se c'e'!
Grazie,
con stima
E.M.
Amici di
Casa Eirene,
un saluto a tutti e permettetemi di dire la mia sull'evento
che abbiamo condiviso grazie all'AGEDO e grazie a Dino. Ho messo
già in evidenza nel mio intervento le emozioni emerse
durante la proiezione nonchè nel dibattito scaturito
nel prosieguo. Queste emozioni mi hanno accompagnata anche nei
giorni seguenti perchè la riflessione era già
ben avviata. La struttura del documento visivo "Due volte
genitori" affronta la realtà degli omosessuali e
delle lesbiche (io non lo chiamo problema) con abile maestria
poichè procede per gradi cominciando dal momento traumatico
in cui il giovane comunica ai propri genitori il suo orientamento
sessuale. Egli ha compiuto un viaggio interiore dal quale è
emersa la SUA VERITA'; non a caso il documento visivo si dipana
durante il viaggio in treno che una mamma 'pienamente' consapevole
compie parlando di suo figlio che vive da tempo la propria omosessualità
in maniera serena e condivisa con la propria famiglia. Quel
treno mi è apparso metaforicamente come il cammino che
ognuno di noi, nella vita, fa prima di tutto con se stesso e
con la propria sessualità alla ricerca della sua essenza
più profonda in maniera tale da poter donare, all'ALTRO
che incontrerà lungo il suo cammino, veramente se stesso
senza veli. L'amore infatti è essenzialmente dono: cosa
doniamo a chi pensiamo di amare se non ci conosciamo nella nostra
essenza? E se alla fine di questo nostro viaggio scopriamo che
amiamo una persona del nostro stesso sesso, spiegatemi qual
è il problema? Viviamo infarciti di chiusure mentali,
atteggiamenti bigotti e ci rifugiamo dietro la massa impersonale
che, forte solo del numero, pensa erroneamente di essere nel
giusto. Ma i genitori dell'Agedo ci hanno parlato di persone
e non di numeri, di giovani che condividono i problemi di tutti
gli altri giovani del loro tempo insieme a tutto ciò
che ruota inorno alla scoperta del loro orientamento sessuale.
Il documentario "Due volte genitori" giunge via via
al nucleo essenziale prendendo quasi per mano lo spettatore
guidandolo attraverso le testimonianze di figli che si raccontano
insieme ai propri genitori ciascuno nella propria casa, tra
sorrisi, silenzi, anche accuse rivolte al passato, il tutto
condito da autentica armonia familiare, (valore alquanto raro)
elargendo in tal modo emozioni senza parsimonia. Il regista
è stato davvero in gamba...! Ha fatto emergere maieuticamente
la verità da ognuno, ma la verità dopo un lungo
viaggio! Alla proiezione è seguito un dibattito in cui,
oltre ad altri interventi, due genitori ammirevoli 'si sono
raccontati' quasi con il cuore in mano e nel contempo con una
serenità veramente tangibile perchè, secondo me,
hanno intrapreso quel famoso viaggio insieme al prprio figlio
e vogliono con caparbietà continuare a viaggiare con
lui attraverso tutte le tappe che la vita ha in serbo per loro.
Buon viaggio, amici miei e buon viaggio a tutti noi, ovunque
la nostra vita vorrà portarci!
Spero di poter condividere a Casa Eirene tante altre serate
di tal portata!
Un saluto affettuoso da Annalisa
Vancouver,
28 agosto 2010
CLAUDIO!
Thank you. I am an American Poet of Italian Descent who moved
to Vancouver from Buffalo, NY at at 35 to escape the heavy homophobia
of the states. I am also an outspoken artist and a powerful
speaker. I sent the trailer to my father and many family and
friends. I just saw your film at the Vancouver Queer Film Festival.
I am so grateful for your documentary. How Brave! I am a third
generation Italian American who does not speak much Italian.
My father's-side (the Italians) have not been so supportive
of me as a person and I know this is because of my sexuality.
I have even seen his priest at the Gay Bars. This is not news.
Your documentary brought me to tears! Can you sent this email
to all the people who participated. All the parents! Please
do so.
Reflecting on one thing you said. You said that you thought
the success would not go beyond Mediterranean Culture. Well,
as you know, we are all spread out, the Italian-Diaspora is
rather large and centered in New York State in the states. We
retained some of our culture, had our language taken from us
(less so in Canada) and I'm not even Catholic. My father's side
is. Nevertheless, the sentiment towards homophobia tends to
be pretty strong in the Italian American communities. There
are a lot of radicals in the Italian community in the states
like Ani Difranco and myself but there are also proud fascists
like Giuliani and this embarrassment. We come in all shapes
and sizes, as we say here.
I'm so glad I made it out to your film.
Your work is helping LGBT people and their Allies all over the
world.
I am grateful.
Elizabeth
Napoli,
7 luglio 2010 Carissima
Gianfranca (Saracino, presente nel documentario, Ndr), so bene
che non sa chi sono quindi mi presento. Il mio nome è
U. ho 31 anni e vivo in provincia di Napoli. Poco più
di due settimane fa mi trovavo in centro con un'amica per assistere
ad una serie di performance di "artisti di strada"
nell'ambito del Napoli Teatro Festival che ha trascinato l'intera
città in un sentito fervore culturale che ha davvero
entusiasmato chi come me vi ha partecipato. Quel pomeriggio
dissi alla mia amica che mi sarebbe piaciuto far confluire quell'entusiasmo
nella visione di un documentario che avrebbero proiettato nella
Galleria Principe di Napoli. Il documentario come può
ben immaginare è "Due volte genitori". Avevo
sentito parlare di questo lavoro ma non ero mai riuscito ad
assistere alla sua visione. L'effetto che ha avuto su di me
è stato alquanto prevedibile. Sono omosessuale e, avendo
anch'io affrontato la destabilizzazione che tale verità
ha avuto sui miei genitori, mi sono sentito parecchio toccato
da quelle immagini, da quelle parole. Le lacrime sono state
praticamente inevitabili. Ma ciò che mi ha davvero stupito
è stata la reazione della mia amica. Premetto che è
una giovane donna eterosessuale di 33 anni, lavoratrice dipendente,
artista e musicista per passione, non ha affatto un bel rapporto
con sua madre che, non comprendendo tutto il suo entusiasmo
per le sue forme di espressione (che io ovviamente non solo
condivido con lei ma alimento), finisce sempre per denigrarla
sminuendo le sue bellissime passioni. Ecco perché dopo
aver visto la parte di film che documenta il confronto tra lei
e sua figlia mi sono girato e l'ho trovata in lacrime, singhiozzante.
"Non potrò mai parlare a mia madre così"
continuava a dire. Francamente, pur conoscendo bene la sua storia
familiare, non mi aspettavo una tale reazione se si pensa che
il documentario tratta dell'impatto che il coming out dei figli
ha sui loro genitori. L'ho abbracciata forte e le ho detto che
sapevo benissimo cosa stesse provando.
Quel documentario va ben oltre il tema che tratta e arriva al
cuore di una più ampia dinamica che è il rapporto
genitore-figlio. Qualsiasi sia il motivo della delusione, che
sia la scelta dell'oggetto d'amore, che sia un lavoro, un luogo
o un modo in cui vivere, il figlio spessissimo impatta contro
l'aspettativa del genitore che è lontanissima dalla realtà
perché il figlio è altro dal genitore. Dunque
quel documentario a mio avviso è un prezioso spunto di
riflessione non solo per i genitori di omosessuali ma per i
genitori tutti.
Ecco perché quel sabato pomeriggio durante il Napoli
Pride, estasiati e commossi da quel fiume umano che ha attraversato
la città, quando la abbiamo vista sul carro dell'i-Ken
le abbiamo fatto quella gran festa e siamo corsi a stringerle
la mano. Io le ho detto che lei è un esempio da seguire
per tutti i genitori, e la mia amica che vorrebbe tanto una
madre come lei. Ribadiamo ancora ciò che sorridenti e
partecipi le abbiamo detto quel sabato pomeriggio e lo diciamo
a lei come a tutti i genitori che sono vicini all'AGEDO o che
pur non essendolo cercano di accompagnare comunque i propri
figli nel percorso di scoperta della propria autenticità,
in ogni suo aspetto, anche sessuale.
Cara Gianfranca, grazie. Grazie per aver sventolato quella bandiera
al Napoli Pride. Grazie a lei, a suo marito e ai genitori che
hanno il coraggio di rinascere ed evolvere continuamente in
nome della loro vocazione di sostegno per i figli. Grazie anche
a sua figlia (di cui purtroppo ignoro il nome) e che ho avuto
modo di riconoscere e salutare durante la parata. Grazie.
La abbraccio calorosamente e le auguro tante cose belle.
U.
Bologna,
7 luglio 2010
Ciao Claudio,
ti do del tu perchè non so bene quanti anni tu abbia!!!
Ti scrivo perchè ieri ho finalmente avuto il coraggio
di uscire di casa e andare presso il centro di documentazione
del Cassero a Bologna per prendere il tuo film "2 volte
genitori". Confesso che avevo un certo timore prima di
farlo, come se avessi potuto scoprire tante cose che magari
avrei preferito tenere celate. Ma non ho resistito, e appena
rientrato in casa ho avuto la foga di guardarlo subito. Ho iniziato
a piengere come un bambino quando appare la prima scena "frugale"
del pranzo con il ragazzo e i suoi genitori. Ho pianto nel vedere
tanta serenità nei loro occhi, dopo aver passato un mare
di sofferenze per qualcosa di cui non si dovrebbe soffrire,
ma anzi, gioire. Ammetto di avere molta paura, ho 25 anni, ho
capito di essere omosessuale quando ne avevo 19, ma da allora
mi sono sempre nascosto, non ho avuto incontri o storie con
nessuno, mai, mi mescolavo tra amici e parenti eterosessuali.
Alla fine del 2009, a quasi 25 anni, ho compreso che non potevo
continuare oltre e ho iniziato a raccontarmi, con enorme difficoltà
ai miei più stretti amici. La psicologa che frequento
da allora mi aveva sin dall'inizio consigliato di visionare
questo film, che tanto poteva dare a ragazzi più o meno
giovani che si accingevano a voler raccontare se stessi, a prendere
coraggio, a iniziare la battaglia. Sembra assurdo ma vedere
questo film mi ha masso di fronte al fatto che il coming out
che prima o poi intraprenderò anche in famiglia, io lo
percepisco come battaglia, col figlio che scocca la freccia
infuocata e non sai se il genitore verrà colpito, come
verrà colpito, se le ferite inferte dall'arma si riemargineranno
in breve tempo o lasceranno i loro devastanti segni per tutta
la vita. Ho provato una paura enorme qundo i genitori asserivano
che in quel momento il loro figlio era come morto, scomparso,
non lo conoscevano più. Io pensavo piangendo alla mia
situazione e mi chiedevo come mia madre e mio padre, che mi
hanno sempre amato alla follia potrebbero smettere di amarmi
per un motivo che concerne i gusti sessuali. Anche se so benissimo
che ciò accadrà. Io studio a Bologna, ma vengo
da un paesino minuscolo sull'appennino marchigiano. I miei genitori
non sospettano assolutamente nulla, anzi mi credono quasi una
specie di Dongiovanni. Loro non hanno gli strumenti per leggere
una situazione più grande di loro (e non li biasimo perchè
non li ho nemmeno io e sto cercando di costruirli e assimilarli
poco a poco). Non sono mai stati praticamente fuori dal paese,
non hanno studiato, non leggono, sono persone che amo tantissimo
ma sono più che sicuro che non capiranno, e lo choc che
sarà inflitto loro da questa notizia avrà proporzioni
colossali. Spero solo che non vorranno abbandonarmi, che si
renderanno conto che si tratta di una richiesta di aiuto, come
si diceva nel documentario, che io li amo e forse ora anche
più di prima. Forse scriverò una lettera, forse
lo dirò a tavola, forse farò in modo che lo vengano
a scoprire loro in qualche modo. Non so come avverrà,
ma l'avere visto il tuo film mi ha fatto capire che dopo anni
in cui mi sono nascosto a tutti e in primis a me stesso, ora,
a 25 anni, è giunto il momento della presa di coscienza,
dell'accettazione, del farmi conoscere per quello che sono,
del farmi amare, spero come prima e di più. Ho paura,
la strada è irta ma nel cuore porto la speranza che anche
nella mia famiglia io possa iniziare un percorso di dialogo,
di disvelamento e di abbattimento di tanti luoghi comuni. Spero
che riuscirò ad amarmi e che i miei genitori faranno
lo stesso proprio perchè sono omosessuale, spero che
si arrabbiaranno con me solo per il fatto che non glie l'ho
detto prima e solo per questo, spero che vorranno e sapranno
ascoltarmi.
Grazie,
ho paura ma anche speranza, spero che un giorno non ci dovrà
essere più bisogno di documentari o libri di questo genere,
ma ho l'impressione che quel giorno sia ancora molto lontano.
Un
caro saluto,
S.
Milano,
26 marzo 2010
Il tuo lungometraggio
mi ha emozionato moltissimo.
Raramente mi capita di rimanere incollato davanti a uno spettacolo
e sperare che non finisca presto.
Hai fatto un ottimo lavoro di editing, e il finale al gay pride
è stato uno squarcio di ottimismo e di allegria dopo
un argomento che, seppur affrontato ironicamente, non era per
niente facile da raccontare.
Sei riuscito a trasmettere emozioni diversissime a distanza
di pochi secondi l'una dall'altra: ho riso sguaiatamente e subito
dopo mi sono venuti i brividi per la commozione, e questo è
avvenuto tante volte.
Sei un ottimo narratore, la tua penna è la videocamera.
Credo che se un mio libro provocasse lo stesso effetto sui miei
lettori, potrei considerarmi l'autore più felice al mondo!
Non c’è nulla di urlato, di arrabbiato: se ci penso,
la stragrande maggioranza del filmato riguarda persone che parlano,
a volte sommessamente, a volte con la voce spezzata da un nodo
in gola, a volte ridendo. Eppure l'ho trovato mille volte più
avvincente di un film o di un serial tv: credo che la tua abilità
sia stata trovare le persone giuste e farli apparire per ciò
che sono, senza filtri. Le storie reali sono mille volte più
intriganti di quelle inventate.
Tutti narrano a loro modo una vicenda così umana, senza
artifici o retorica, senza strilli appunto, ma silenziosamente.
Ho amato moltissimo le riprese dal treno, gli occhiali di Rita
sui quali passava il riflesso delle case che guardava dal finestrino,
il Monviso che si stagliava nel cielo azzurro e poi scompariva
dietro la nebbiolina padana: il documentario è pieno
di metafore meravigliose che si colgono delicatamente. E poi,
ogni volta che si sprofonda nel dolore, riesci improvvisamente
a risollevarci e a farci scoppiare a ridere, con le battute
dei "tuoi" protagonisti: gli intermezzi sul treno
erano esilaranti.
Quando guardo Brad Pitt non mi viene mai in mente "Diavolo,
cosa darei per conoscerlo!", mentre ieri, mentre ascoltavo
i racconti di quelle mamme e di quei papà, continuavo
a ripetermi: "Cristo, non so cosa darei per incontrarli
vis-a-vis!".
Ho
appena impacchettato il DVD e lo sto per regalare a mia madre...
e poi lo presterò a mio padre.
GRAZIE per questo splendido lavoro e per questo splendido pomeriggio:
sono tornato a casa arricchito e felice!
Giacomo Cardaci
Saronno,
29 gennaio 2010
Sono tornata
da poco da questo bellissimo evento, dalla proiezione di questo
tuo bellissimo film-documento e sento la necessità di
dire Grazie!
Non so trovare ora le parole giuste, ma voglio esprimere solo
la mia gratitudine per questa cosa bellissima che hai fatto
e ci hai regalato. Sono venuta alla proiezione di questo film
come mamma, sensibile a questa "problematica" o "tematica"
(uso le virgolette), ma davvero ciò che ho ricevuto è
stato cento volte più grande di quello che mi aspettavo...grazie
ancora. Serata illuminante e luminosa!
Pisa,
25 gennaio 2010
Caro Claudio,
Mi chiamo Chiara ho trentun'anni e ho avuto il piacere di vedere
il tuo film due sere fa in una proiezione organizzata da Arcigay
e Arcilesbica presso il cinema Arsenale di Pisa.
So che impegni di lavoro ti hanno impedito di partecipare, per
questo ti scrivo per farti avere il mio "grazie".
Io mi ritengo piuttosto fortunata: mentre guardavo il tuo film
ero seduta tra la mia ragazza e sua madre, mia suocera che ha
cominciato un pò di anni fa a chiamarmi affettuosamente
e ironicamente la sua "nuorina".
Io e Francesca siamo fidanzate da più di undici anni
e le nostre madri ci hanno fatto fare una specie di coming out
a rovescio: sono state loro a dire a noi che avevano capito
che la nostra non era un'amicizia. Sono state brave e intelligenti
hanno saputo superare da sole, senza aiuto, tutte quelle fasi
descritte così bene dal tuo film.
A noi due di tutto questo travagliato e probabilmente sofferto
percorso non è arrivato niente, però. Dalle nostre
madri abbiamo ricevuto in dono inviti per il cenone di Natale,
regali di compleanno, reazioni indignate di fronte al telegiornale
della sera che annunciava il family day, affetto, sostegno,
aiuto.
Ne io ne Francesca ci siamo mai sentite rivolgere una frase
anche timida che potesse mettere in discussione le nostre scelte.
Non hanno provato neanche a dire:- sei sicura?- non si sono
sognate di dirci :- avrai un sacco di problemi-.
Solo davanti al tuo film ho capito ciò che fino ad allora
avevo solo vagamente intuito però: che probabilmente
tutti i dubbi, le resistenze, le rigidità, i pregiudizi
espressi nel documentario dalle mamme e papà AGEDO erano
anche di mia madre, anche di Lucia la madre di Francesca.
Entrambe si sono fatte la strada da sole senza chiedere aiuto
neanche a noi, entrambe hanno saputo superare i loro stessi
limiti, l'educazione ricevuta e il giudizio degli altri.
I nostri padri in questa storia sono assenti. Il mio è
un' assente giustificato è morto proprio nell'anno in
cui io ho conosciuto Francesca, il suo vive da molti anni in
un'altra città dopo essersi separato dalla moglie e sull'argomento
fa ancora orecchie da mercante.
Mi chiedo spesso che reazione avrebbe avuto mio padre di fronte
alla mia omosessualità. Il padre che gli somiglia di
più tra quelli del film credo sia Tim: ironico, apparentemente
razionale e distaccato ma pro-fondamente sensibile e, nonostante
tutta la sua cultura ed educazione, legato a modelli di genere
rigidi, certi.
Credo che in Italia la geografia abbia molta importanza: le
nostre brave mamme sono mamme Toscane, ironiche, poco inclini
alla tragedia e portate piuttosto a buttarsi sulla commedia...qui
non sono molti i preti che consigliano di "pregare, piangere
e dire molte messe" ai genitori con un figlio gay, il mio
gruppo scout, al contrario di quello di Cristina, dove sia io
che Francesca abbiamo lavorato per anni è stato il primo
ambiente dove siamo state riconosciute apertamente come una
coppia da tutti.
Di fronte ai racconti dei miei amici di madri che svengono alla
notizia "sono gay", di padri che minacciano e diseredano...fino
a l'altra sera alzavo le spalle e mi dicevo:- io sono fortunata-.
Da quando ho visto il film mi è venuto in mente che ciò
che io ho chiamato per anni "fortuna" è invece
l'impegno e l'affetto quotidiano delle nostre madri e di tutti
quelli che ci sono stati accanto, mi è venuto in mente
che dovrei fare di più e ringraziarli ogni tanto per
la mia "fortuna".
Tutti probabilmente dovremmo fare di più e, ancora una
volta, ringrazio te e l'AGEDO per avermelo fatto capire.
Spero che il tuo film continui ad essere proiettato in giro,
spero che venga proiettato in molte scuole, mi sembra la cosa
più importante, io da parte mia ne ho acquistato due
copie e ho intenzione di farle circolare parecchio....
buon lavoro e buona fortuna
Chiara
Nota
del regista: ho risposto a Chiara osservando tra l'altro: "Grazie
quindi perchè non sei "scappata" dietro un
semplicistico "bello, ma a me non interessa perchè
è andata liscia con mia mamma, e non dovremmo continuare
a metterla giù così dura". La prova che hai
ragione a leggere il film come hai fatto, è che commuove
e coinvolge genitori e figli che gay non sono. Credo che sia
importante mettere il tuo commento sul sito del film perchè
idealmente risponde ad altri commenti. Posso pubblicarlo?"
Caro Claudio,
Ti ringrazio per la risposta. Devo dirti che non mi sorprende
scoprire che tanti ragazzi fanno fatica a dare una lettura che
vada al di la di uno schema semplicistico del film. Ho scoperto
negli anni che spesso siamo proprio noi gay e lesbiche ad adottare
i punti di vista più rigidi, a negare le sfumature, le
contraddizioni, i paradossi della realtà in cui ci "tocca"
vivere. Credo che sia un inevitabile meccanismo di difesa, il
caso dei genitori è il più emblematico: non è
facile accettare anche in età adulta che un padre o una
madre non ti accetta in senso pieno, che non sa capirti perchè
viene da un mondo e da un vissuto totalmente diverso dal tuo.
La mia "età adulta" è iniziata proprio
lì: quando ho capito, su questo come su altri temi, che
ero io a dover prendere per mano mia madre e mio padre perchè
da soli oltre non potevano andare....penso anche che un figlio
che sa fare questo lo deve innanzitutto ai suoi genitori. I
miei mi hanno insegnato ad essere sempre me stessa, a ragionare
con la mia testa, a cercare di migliorarmi, a lottare per trovare
la mia strada. Certo erano due persone semplici: mio padre era
un ferroviere, mia madre una casalinga...non credo che pensassero
mentre mi crescevano che un giorno questi insegnamenti mi sarebbero
serviti per vivere serenamente la mia vita affettiva con una
donna! Ma a loro va il merito di non aver fatto un'errore fondamentale.
Ho sentito dire che educare è "tirare fuori"
non "mettere dentro", un buon genitore non dovrebbe
cercare di crescere un figlio "come secondo lui dovrebbe
essere" caricandolo di aspettative, proiettando su di lui
progetti e sogni suoi. Dovrebbe aiutarlo a trovare la sua unicità,
a valorizzare quelle cose che lo rendono diverso dagli altri
e per questo speciale. I miei ci sono riusciti senza avere una
grande preparazione ne una grande cultura...non sono mancati
errori, ostacoli, momenti difficili, tempeste e litigi..ma ai
miei piaceva il dialogo: mio padre era un uomo curioso, ogni
volta che dicevo qualcosa che a lui sembrava strano o inusuale
invece di censurarmi o reprimermi piegava la testa di lato e
diceva:- spiegami un pò, mettiamoci seduti e discutiamone-.
Credo che questo sia anche il segreto del tuo film, è
il "ponte" di cui parla una delle mamme AGEDO, è
il "siamo fortunati perchè i nostri figli ce lo
hanno detto" di cui discute TIM ad un certo punto. E' un'insegnamento
che va al di là della questione omosessuale, dovrebbe
essere colto da tutti i genitori non solo dai nostri.
Nella mia esperienza ha contato molto anche il fatto che le
nostre madri si sono confrontate con due "persone"
non con il concetto astratto dell'omosessualità. Mia
madre mi disse:- ma portala a cena, questa Francesca, che così
la conosco- e credo che per lei non fu facile dirlo. Ma una
volta sedute tutte e tre a tavola si rese conto che aveva davanti
una persona buona, generosa e sensibile che voleva bene a sua
figlia: questo spesso basta per sconfiggere qualunque pregiudizio.
Mi sono dilungata nuovamente e me ne scuso..credo che tu abbia
capito che il tema mi tocca in modo particolare e mi sta molto
a cuore. Puoi pubblicare tranquillamente il mio commento se
ti sembra utile, non c'è bisogno che tu tolga nomi o
altro, ma taglia pure quello che ti sembra superfluo se vuoi.
Ancora mille auguri e buon lavoro
Chiara, Pisa
Pisa,
21 gennaio 2010
Caro Claudio,
avrei voluto scriverti a caldo subito dopo il film poi fra il
lavoro e problemi di posta...
qunato ci è piaciuto! nella sala piena, si rideva e si
piangeva. Davvero ci hai fatto entrare nei sentimenti di questi
genitori amorevoli e coraggiosi (e non si sentiva la presenza
della telecamera)!
Persino le Assessore del Comune e della Provincia di Pisa che
hanno patrocinato l'iniziativa e sono rimaste tutto il tempo
hanno apprezzato molto. Anche gli interventi sono stati interessanti:
quello di Marco Buzzetti
innanzitutto, poi quello di due ragazze (Barbara e ...non ricordo)
dell'associazione Famiglie arcobaleno che stanno insieme da
cinque anni e pensano di avere un(a) figlio/a. Non è
detto che i genitori di gay e lesb=
iche non possano avere nipoti! ;-) Anche dalla sala ci sono
stati interventi di apprezzamento.
Ovviamente in introduzione abbiamo letto la tua bellissima lettera
di saluto.
Davvero è possibile mettersi in discussione, crescere
insieme e cambiare! Molte di noi hanno comprato il dvd (io personalmente
con l'intenzione di farlo vedere alla mia mamma che sa di me
ma non ho ben capito ancora cosa prova). Quindi ancora grazie
Claudio (se vuoi puoi mettere parte di questo commento sul
sito) e complimenti!
Francesca e tutta Arcilesbica Pisa
commento
comparso il 5 dicembre 2009 su O.L.I. Osservatorio
Ligure sulla Informazione
Civiltà
Due volte genitori
Il regista Claudio Cipelletti racconta che alla proiezione romana
di “Due volte genitori”, rivolta ai parlamentari,
ne erano presenti solo quattro. Tra loro Paola Concia che, a
fine film, è scoppiata in lacrime. “Piangeva la
perdita di un padre e di una madre avvenuta prima di poter dir
loro di essere lesbica.”
Circolo Zenzero, 25 novembre. La sala contiene a stento tutti
i presenti. Ci si siede anche in terra. Nel documentario dell’AGEDO,
l’esperienza di alcuni genitori di gay e lesbiche. Loro
hanno saputo. E accompagnano i presenti in un percorso di consapevolezza
dove c’è dolore. Ma anche la felicità insieme
ai propri figli. Si raccontano per offrire a chi vede la chiave
per abbattere le frontiere che persistono in Italia tra omosessuali
e etero. Padri e madri che scoprono per caso che il loro figlio
è gay, che aprono i cassetti, sfogliano diari, oppure
si trovano con il figlio che si dichiara all’improvviso
per lettera, oppure faccia a faccia. Raccontano di essere davanti
all’immagine di un figlio che sparisce dall’orizzonte,
come una dissolvenza incrociata, tra il prima e il nuovo. Il
documentario percorre le fasi della scoperta attraverso le riprese
del gruppo terapeutico nel quale i genitori si esprimono. Immediata
è l’empatia dello spettatore che, attraverso primi
piani e r acconto, viene accompagnato nelle storie dei singoli.
C’è spazio per tutto, per ridere e per piangere.
E per rinascere, loro per primi, insieme al figlio. C’è
la storia di Cristina che, dopo l’outing nel suo gruppo
scout, si è vista togliere tutti gli incarichi e che,
cercando conforto dal suo vescovo, si sente dire che “gli
omosessuali non rientrano nel progetto di dio”. C’è
chi si chiede dove ha sbagliato e pensa di far causa alla Chicco
perché ha letto che nei ciucci forse è stato messo
un elemento determinante per la sua omosessualità. E
ancora chi stacca dalla porta tutte le foto del figlio bambino,
perché quel figlio non esiste più. E i pranzi
di famiglia ripresi dalla telecamera nei quali si ripensa insieme
a ciò che è stato. A fare da cerniera, gli episodi
del viaggio in treno di una madre che parla di omosessualità
con i suoi compagni di scompartimento. I volti dei passeggeri
oscurati alla telecamera, in chiaro a chi guarda solo la faccia
della donna e le conversazioni: “Ma suo figlio non ha
cambiato idea?”, “Non può cambiare idea!
Lui è così”. Torna, nello scompartimento,
l’omosessualità come malattia, come evento da sopportare
ad una certa distanza. Quindi la banalizzazione estrema delle
ragioni per le quali l’omosessuale non può essere
accettato. La madre spiega paziente ai viaggiatori la sua storia,
colorando una maglietta per il Pride.
A fine proiezione i presenti in sala sono immobili. Passano
parecchi minuti perché torni la parola. Poi qualcuno
fa notare che spesso i genitori sono abitati da certezze: “Ho
investito su di lui. Ho mappato tutto il territorio. So come
sarà. Prima o poi questo investimento è destinato
alla bancarotta”.
Dell’idea di amore e dell’essere amati non si riesce
a parlare. Ma “Due volte genitori” ne dà
una traccia importante, insieme ad una strada che abolisce l’ambiguità
della parola tolleranza e diverso dai nostri orizzonti. (g.p.)
Milano,
7 ottobre 2009
Ciao Claudio,
sono Chiara, ci siamo conosciuti lunedì sera, alla proiezione
del tuo film. Ero con Tim, Mauro e Benny.
In questo pomeriggio pieno di sole mi è venuta voglia
di scriverti.
Ho ripensato moltissimo al tuo film e ho ringraziato Tim per
l'opportunità che mi ha dato nell'invitarci alla proiezione.
Mi sono sentita molto, molto fortunata.
Ho trovato il tuo film di una bellezza commovente. E' delicato,
pieno di passione, dolore, semplice e nello stesso tempo disarmante,
come tutte le cose autentiche ed essenziali.
Come ho scritto a Tim, permettere ad altri di entrare in una
sfera così intima e intensa è stato un atto di
coraggio che solo oggi, a “mente fredda”, riconosco
in tutto il suo valore. Entrare in relazione con la “diversità”
è entrare in un luogo e in uno spazio privilegiato per
guardare dentro noi stessi, guardare le proprie maschere e decidere,
poi, se farle cadere oppure no. Penso che l'universo omosessuale
venga troppo spesso descritto e fotografato in modo "pittoresco",
romantico, tragico, lirico, ma forse per questo troppo lontano.
Del tuo film mi è piaciuta la dolcezza e la pazienza
con cui ci hai preso per mano e ci hai accompagnati nel mondo
delle emozioni, ansie, paure, scommesse, speranze di persone
nelle quali tutti possono riconoscersi. Anche chi non è
ancora madre, anche chi non ha figli omosessuali. E' stato come
togliere un velo, almeno provare a guardare oltre. Da questo
punto di vista credo che possa offire un momento di riflessione
importante per tutti, anche nei percorsi alla genitorialità.
Ho pensato con sgomento al fatto -ed è assolutamente
vero- che in nessun manuale "per i genitori" si faccia
cenno alla relazione con i figli omosessuali (...e siamo nel
2009!). La solitudine nel muovere i primi passi in una terra
sconosciuta mi è sembrata davvero un fardello troppo
pesante.
Rimettersi in gioco, da genitori adulti (con tutti gli stereotipi
e le rigidità legate allo status di adulto) mi è
sembrato un atto di amore e infinito rispetto, che passa attraverso
il conto obbligato della sofferenza.
Ieri sera, parlando del film con un mio amico, ho paragonato
l'esperienza di lunedì a quella del viaggio. So che la
metafora del viaggio è abusata, e che oggi, forse, si
viaggia "davvero" molto poco. Ma i viaggi, quelli
veri, non terminano quando torni a casa e posi sul pavimento
le valigie. Continuano, nell'assaporare i ricordi, nel rivivere
le emozioni, per settimane, mesi, a volte per tutta la vita.
Il tuo film ha aperto una finestra, ha smosso emozioni, ha messo
disordine tra i miei pensieri ordinati: una condizione che sento
e voglio alimentare. Sono tante le cose che vorrei scriverti,
ma ti lascio, prima di salutarti, con la sorta di “promessa/scommessa”
che ho scritto anche a Tim.
Forse è vero, come dicevamo al pub, che ci vorranno delle
generazioni perché in Italia cambi qualcosa. E in questo
senso mi sento di scommettere poco sui partiti.
Ma sulla politica sì, nel suo significato più
autentico, in quel fare politica che nasce dal confronto e dal
dialogo fatto per strada, nelle scuole, al supermercato, al
lavoro, tra gli scaffali di una libreria, sui sedili di un treno,
attorno al tavolo di un bar. Credo che si possa partire anche
da lì, ogni giorno, per poter pensare di cambiare qualcosa,
con un lavoro lento, paziente, forse un po’ sommerso.
In questi due giorni ho mosso dubbi e curiosità, tanti
dei miei colleghi, dei miei amici voglio assolutamente vedere
il film. Lo so, è poco. Ma è già qualcosa.
(per ora, è ovvio, sto cercando di capire come proporlo
in un circuito più "visibile". Se ti va ne
possiamo parlare)
Un abbraccio
Chiara, Milano
Udine,
27 settembre 2009 Buon
giorno,
Sono Daniele Brosolo, presidente dell'Arcigay Udine (...) mi
sto attivando per far proiettare il film in una sala cinematografica
qui a Udine.
Il regista mi ha inviato una copia del film a casa, e oggi ho
voluto vederlo assieme a mia madre. Questa mia mail vuole essere
un ringraziamento, non fatto dal presidente di un'associazione
Gay, ma da un figlio omosessuale. Gazie infinite di cuore!
Durante la visione del film né io né mia madre
abbiamo commentato le scene, o le testimonianze, ma una volta
finito il film abbiamo parlato e ci siamo avvicinati più
di quanto non abbiamo mai fatto prima; ci siamo abbracciati,
abbiamo pianto, e siamo rimasti abbracciati per molto tempo;
senza dirci nulla ci siamo detti tutto. Quando ci siamo asciugati
gli occhi mia madre mi ha detto che l'unica cosa di cui ha veramente
paura è che mi facciano del male, che sono suo figlio
indipendentemente da tutto il resto. Queste parole credo che
le porterò con me per tutto la vita, e mi ha fatto sentire
mia madre nuovamente vicina dopo molti anni, vale a dire da
quando, sei anni fa, gli ho detto di essere omosessuale. Mia
madre è molto cattolica e fortemente credente, quindi
per lei è stato ancora più dura accettarmi, in
quanto quello che sono va contro tutte le sue convinzioni. Ma
mi ha detto una cosa in particolare che voglio condividere,
perchè credo sia importante: "Noi crediamo di sapere
quale sia il disegno del Signore, ma in realtà non ne
conosciamo nemmo una piccola parte, e quindi dovremmo cercare
di non sentenziare su questo o quello, senza riflettere."
Quindi volevo ringraziarvi, grazie ancora perche' con il vostro
film sono riuscito ad abbattere un muro di incomprensioni, e
ritrovare una delle persone piu' importanti della mia vita.
Daniele.
Milano, 22 settembre
2009
Ciao Claudio
sono Paolo, un ragazzo seduto in seconda fila che hai saputo tenere
incollato e interessato alla proiezione , tutto d' un fiato !
Una breve email a caldo dopo aver visto stasera il tuo documentario.
E' davvero arrivato dritto, dritto al centro, del cuore prima
e del cervello poi.
In maniera apparentemente semplice, vera, ironica hai saputo emozionarmi
e divertirmi nel contempo. Io che "odio" i "documentari...."
Faro' il possibile per pubblicizzarti tra conoscenti, amici e
sconosciuti ..
Mi spiace solo che le copie del dvd fossero finite ma ne comprero'
una copia in libreria, come suggerito.
Ciao, Paolo
Genova, 6 settembre 2009
Caro Claudio,
sono Camilla, una ragazza lesbica di Genova.
Ho visto per la prima volta il documentario "due volte
genitori" questa estate a Grosseto, alla Festambiente.
Volevo esprimere la mia opinione a riguardo, dopo averci riflettuto
a lungo.
Immediatamente dopo il film, la sensazione è quella di
commozione, in qualche frangente mi è capitato proprio
di versare qualche lacrima, le storie sono coinvolgenti e le
alternanze dei genitori sono molto ben strutturate.
A tratti si sorride anche, i racconti sono intimi e decisamente
profondi, quindi il coinvolgimento è assicurato.
Ma veniamo ora alla sensazione che inizialmente passa inosservata,
ma che nel tempo si fa strada fino a consolidare una precisa
constatazione: tra tutte le testimonianze da voi raccolte e
raccontate, non ne esiste neanche una relativa a qualche genitore
che abbia accolto di buon grado il coming out della figlia o
del figlio.
E ripeto, inizialmente ciò passa inosservato, perchè
si è travolti dalle ondate di emozioni melodrammatiche!
Poi però ho dovuto davvero prendere atto di questa, a
mio parere, grave mancanza, e spiego perchè la ritengo
grave.
Il totale delle persone che hanno testimoniato, in qualche modo
rappresenta una percentuale di realtà, e non inserire
un genitore "felice", ma intendo immediatamente felice,
se così si può dire, significa escludere a priori
questa possibilità, per chiunque osservi il film.
Di conseguenza, si giustifica, in qualche modo, una omofobia
"di passaggio" (perchè tutti fanno così!!),
tra il momento del coming out e la successiva "accettazione".
Non penso sia questo il messaggio da trasmettere al pubblico.
L'omofobia, questa sì, è da mostrare come unico
nemico da combattere e come problema da superare e mai accettare
come passaggio verso qualcosa, che dovrebbe, tra l'altro, essere
l'amore per un figlio.
Vero è che la maggior parte delle persone, nella realtà
si comportano come quelle mostrate nel film, ma non è
L'UNICA REALTA'.
Ecco il punto, come ripeto. Mi è dispiaciuto molto che
ad un documentario così toccante, mancasse una parte
così importante, rappresentativa di una minoranza, ma
esistente.
Grazie per l'attenzione,
Camilla
Bologna, 5 settembre 2009
Ciao Claudio,
ieri sera ho assistito con molto interesse alla proiezione del
tuofilm, sicuramente il tuo è un importante contributo
per smuovere le coscienze e le menti ottuse di tanti Italiani.
In effetti come, dicevi anche tu, le cose sono molto peggiorate
in Italia e non poco hanno contribuito i mass media, le televisioni
berlusconiane e chiaramente l'attuale politica oltre all'onnipresenza
della Chiesa.
Un semplice esempio l'ho potuto riscontrare valutando come era
l'apertura mentale dei miei compagni delle superiori, parlo di
circa 33 anni fa, rispetto ai compagni di mia figlia, con mio
stupore ho notato che ora sono più omofobi e, cosa che
non credevo, lo sono anche molte ragazze.
Il tuo film mi ha coinvolto molto anche perché il mio è
un caso particolare, vivo l'omosessualità in prima persona
, nonostante ne sia pienamente consapevole da un paio di anni
, poi per mia figlia, che ci ha
rivelato di essere gay a 18 anni .
Chissà avrà ragione il prete presente nella tua
intervista ? Naturalmente scherzo, anche se probabilmente il fatto
di aver educato mia figlia a non avere pregiudizi può averla
agevolata nel suo
percorso .
Ti saluto e ti auguro successo per il tuo lavoro,
E.
4 agosto 2009
caro
Claudio,
sono un ragazzo di 24 anni.
Meridionale, di un paese estremamente cattolico e con una famiglia
meravigliosa anche se a volte non credo sia così.
Sono passati 5 anni da quando ho fatto il mio primo coming out
e uno da quello con i miei genitori.
ovviamente in casa la notizia è stata a dir poco traumatizzante.
i miei genitori hanno ormai una certa età e certe convinzioni
difficili da modificare.
il loro amore per me è incondizionato ma, hanno messo in
atto una scissione. Il loro figlio e l'omosessuale. Al primo danno
totale appoggio e amore, dal secondo pretendono silenzio.
purtroppo non hanno capito che si tratta della stessa persona
e che mettermi un bavaglio equivale e lasciarmi appassire.
Imporre una politica del non dire significa riconoscere nella
mia condizione un errore della natura (o magari mio), una vergogna
da celare, una personalità da reprimere.
Non è facile riuscire in questo modo a sentirsi sicuri
nell'ambiente che ti circonda: gli amici, i parenti, i colleghi.
Chiuso tra mezze verità e segreti.
La famiglia è la colonna portante per un figlio, ma in
questa maniera non si fa altro che accentuare il senso di emarginazione
e di debolezza di un individuo.
E' ormai la quinta volta che rivedo 2 Volte Genitori.
E' la quinta volta che piango! Per l'ingiustizia dell'ignoranza
e dell'orgoglio.
Per la paura insensata di perdere il rispetto della società,
perchè ancora si pensa che avere un figlio gay è
una vergogna per la famiglia tutta.
E purtroppo ci sono ragazzi e ragazze che soffrono situazioni
peggiori della mia. Forse maltrattati, magari rifiutati, in alcuni
casi sottoposti a cure.
Io mi chiedo se non sarebbe il caso di dire a questi genitori
e anche ai miei, che pensanti responsabilità ricadono sui
loro comportamenti e quanti dolori arrecano alla persona che dovrebbero
amare di più al mondo.
più guardo questo documentario e più in me cresce
la forza per dirgli tutto ciò, spero un giorno di farcela.
grazie
C.
Milano, 8 luglio 2009
Quando ho finito di vederlo ho pensato: "dov'è mia
Madre? Io l'ho abbandonata!"
Giampaolo
Milano, 2 luglio 2009
Caro Claudio,
ieri sera, assieme al mio compagno, ho visto il tuo film al Mexico.
Ero alla proiezione delle 22.00, e volevo ringraziarti per aver
realizzato un film così bello, importante per il mondo
gay, ma non solo. Due miei amici che lo avevano già visto
a Milano alla rassegna di inizio giugno, hanno insistito perchè
lo vedessimo anche noi e ieri sera sono tornati a vederlo pure
loro.
Non ti nascondo che mi sono emozionato fino alle lacrime ascoltando
le testimonianze dei genitori e nello stesso tempo mi sono divertito
per alcune loro esclamazioni (fai sapere alla mamma di Carlotta
che è un mito !! Le sue battute vengono già citate:
"sono piena di cuspidi").
Geniale la trovata della candid alla Nanny Loy e quelle riprese
intorno al tavolo (quelle in casa dei genitori delle due gemelle,
scusa non ricordo il nome di tutti) mi hanno ricordato una delle
più belle inquadrature di Interiors di Woody Allen (la
scena delle sorelle intorno al tavolo); hai fatto percepire la
tensione con quei silenzi e la tenerezza che si scioglie in quell'abbraccio.
Mi auguro che il tuo film abbia la giusta visibilità, non
solo nei circuiti gay. Visto che rimane in cartellone al Mexico
farò di tutto per pubblicizzarlo nel mio piccolo.
Se ti va gira pure questa mail a tutti i genitori-attori e dai
loro da parte mia un forte abbraccio.
Cordialmente
Beppe
Milano, 2 luglio 2009
Ciao Claudio!
Grazie per questo necessario “Due volte genitori”!
Mi chiamo Franck, sono francese. Magari ci siamo già incontrati
tramite una serata del Gruppo Pesce, sono l’ex fidanzato
di Leonardo Mazzanti. E’ Leo che mi ha parlato con molto
entusiasmo del tuo documentario che ho appena visto al cinema
Mexico.
Mi è piaciuto molto. Trovo che il tono sia cosi giusto,
delicato e sensibile. Bello accompagnare i genitori sul loro percorso,
dallo choc di scoprire un figlio gay, fino alla loro accettazione.
Bravo all’eccellente lavoro dell’Agedo che non conoscevo,
i miei sono a Parigi. Bello ricordare che l’amore fa sempre
trovare il coraggio, il modo di adeguare le cose.
Questa serata li, ha testimoniato una vicina del cinema dopo la
proiezione. Era carino vedere che questa donna era capitata li
un po’ per caso, perche segue con fiducia la programmazione
del Mexico, che non viveva nessuna realtà gay ma quanto
era stata sensibile all’umanità del tuo messaggio.
Semplicemente una mamma solidale ad altre mamme.
Trovo che sia molto efficace presentare l’omosessualità
per quello che è nel quotidiano, con naturalezza, simile
a tutte le storie d’amore del mondo, ma con pregiudizi che
complicano le cose davanti all’ignoranza provocata dall’ignoto.
Ignoranza, parola chiave, è questo il nodo da sciogliere.
Interessante la crudeltà delle reazioni durante il Family
Day. Ma, in Europa, è da più di 2000 anni di cultura
cristiana che festeggiamo quotidianamente il culto della famiglia!
Bisognava d’un giorno speciale? Che cosa hanno paura di
perdere? Quale è la minaccia? In quale misura una coppia
o famiglia omosessuale può togliere diritti? Bisogna svegliarsi
ed andare avanti, esattamente come lo fa il mondo attorno a noi.
Ovunque le famiglie si allargano inevitabilmente, in tanti modi
diversi, ed è una ricchezza. Meno male, mi sembra che questo
evento reazionario ed inutile sia sparito come era apparso, almeno
che non interessa più nessuno.
Complimenti veramente a tutti quelli che hanno partecipato a Due
volte genitori! Vi auguro tutto il successo meritato, ho visto
che avete avuto un premio al Mix. A quando una programmazione
nazionale in prima serata sulla Rai? Quale sarà il tema
del vostro prossimo lavoro?
Grazie ancora.
Franck
Milano,
2 luglio 2009
Buongiorno Claudio,
mi chiamo William e ieri ho visto il suo film. Grazie per le lacrime
e i sorrisi.
Sarebbe bello se da settembre il cinema mexico organizzasse delle
matinees per le scolaresche.Molto bello.
Arrivederci.
William
Milano, 2 luglio 2009
S ono tornato 2 sere di fila alla proiezione del cinema Mexico,
un po' perché è il cinema (glorioso) del mio quartiere,
a cui posso arrivare a piedi, che proietta spessa film tanto straordinari
quanto difficili da vedere (quindi è glorioso per la città),
e un po' perché la notte dopo la prima proiezione i ricordi
di quel che ho visto e quelle amate facce con espressioni così
inesorabilmente umane, si sono tanto amalgamati ai miei sogni/pensamenti
notturni da far diventare tutte le persone che compaiono nel tuo
splendido documentario, amici. e poi naturalmente sono tornato
anche perché ti voglio bene e ti stimo da anni, Claudio.
per ben 3 motivi dunque "2 Volte Genitori" era una cosa
"di famiglia": e dovevo tornare alla proiezione, saltando
magari la piscina.
se non bastassero i motivi, il simpatico papà Agedo presente
tutte le sere assomiglia per misura nel modo di esprimersi a mio
padre. sono stato per esempio educato da lui a rispettare le donne
come esattamente uguali agli uomini, ed essendo nato nel 1959,
da una famiglia non colta né abbiente... posso ben andarne
orgoglioso
"2 Volte Genitori" è straordinario da diversi
punti di vista: prima di tutto avvicina al difficile mestiere
del genitore, e fa capire che è davvero un mestiere.
da bambini o adolescenti vediamo i genitori come scocciatori...
adesso che abbiamo la loro età e potremmo quasi essere
genitori a nostra volta, vediamo così che quei limiti -uno
per uno- sono i nostri, o lo specchio dei nostri. quei genitori
che faticano ad elaborare un approccio e a trovare un equilibrio
verso l'omosessualità dei figli (che brutta parola, d'ora
in poi cercherò di usare "amore") sono lo specchio
delle nostra difficoltà. quando parlano di "deserto",
di mancanza di ogni punto di riferimento rifanno a modo loro la
faticosa strada che ciascuno di noi uomo che ama gli uomini o
donna che ama le donna abbiamo dovuto fare. nel discredito, nell'indifferenza,
nel buio o nella menzogna. non a caso chi fa più fatica
sono le mamme delle ragazze e ancor più delle "maschie"
che devono vincere oltre alla diffidenza/disprezzo/ostracismo
anti-gay anche la misoginia o la condanna per la mancanza della
cosiddetta "bellezza" femminile come oggetto di piacere
maschile (viviamo a Papi-landia).
e poi "2 Volte Genitori" infrangendo il tabu del distacco
dai genitori mette a nudo la vergognosa attitudine della chiesa
cattolica romana che lascia temi così importanti avvolti
nell'ignoranza o nella condanna solo per approfittarne ed estendere
il proprio dominio.
per onestà, semplicità e voglia di capire, in queste
2 sere al Mexico non sembrava neppure d'essere in Italia.
ho visto apposta i 6 incontri col pubblico (a finale della prima
proiezione, l'intro alla seconda e la chiusura di serata)... nessuna
era uguale all'altra perché c'è ancora così
tanto da capire e da imparare in questo campo, che più
che campo è un deserto che iniziamo a bonificare.
ci sarà ben una ragione se i camion dei genitori dell'Agedo
ai Pride passano tra gli applausi ininterrotti... e se diamo un
posto nel calendario laico a Zapatero, anche una bella presenza
(con icona) della Signora Dall'Orto ci sta bene.
la ragione per cui amiamo mamme e papà dell'Agedo e perché
la loro presenza è una liberazione: abbiamo dei genitori
da amare e loro si sento amati. fa paura dirlo, ma è così.
la notte scorsa sono stato folgorato da un fatto: quanta gente
gay o lesbica si fa del male, con sesso brutto o promiscuo (soprattutto
parlo degli uomini), vive istericamente, prende droghe o trova
soddisfazione e autostima in modi bizzarri o autolesionisti PROPRIO
PER MANCANZA D'AMORE?
di quell'amore semplice e naturale che -come dice la ragazza di
Lecce o il papà di Catania- se non ricevi da chi ti ha
generato, ti porterà a pensare d'essere "sbagliato".
di quell'amore che ci renderebbe semplici, normali, perfino banali:
cittadini come gli altri.
dunque grazie delle risate liberatorie che nel film scandagliano
paure e paranoie, permettendo di rivivere i drammi individuali
e collettivi ridimensionandoli e facendoli sciogliere come neve
al sole.
è proprio la proiezione su grande schermo (come l'apparizione
del carro Agedo nei Pride) che trasforma il momento in un'occasione
di liberazione e crescita collettiva, che non sarebbe possibile
ognunocol suo computerino e -ben che vada- chiusi nell'oeasi della
propria famiglia.
Paolo
Roma, 29 maggio 2009
Care colleghe,
ieri sera ero alla proiezione del film "2 volte genitori",
volevo raccontarvi quanto sono rimasta colpita da questo lavoro.
Una meravigliosa narrazione dei protagonisti, una verità
emozionante che ha commosso la platea, incollando tutti alla sedia
per due ore di documentario, che nulla ha del documentario, perchè
forte ed intenso come un film con una splendida trama.
Qui però non c'era trama: è solo vita vissuta, senza
filtri nè pudori i genitori a tratti si sono mostrati anche
sciocchi o ignoranti, chi non lo sarebbe stato!
Lucia Bonuccelli, insieme al regista, è stata molto brava,
il film è esaustivo, mai noioso, emozionante ed illuminante,
hanno fatto un lavoro altamente tecnico ed immenso che li ha coinvolti
per molti anni.
I protagonisti mi hanno insegnato molto, come mamma, come persona
e come psicologa.
Professionalmente questo film mette in evidenza la potenzialità
della condivisione, ma anche della narrazione (fondamentale iniziare
a raccontarlo prima a se stessi, poi alla propria famiglia e poi
al mondo intero) e della prevenzione, intesa come conoscenza,
se solo se ne parlasse di più.
Avevo voglia di condividere con voi questa mia emozione e ringraziare
attraverso questa mail per lo splendido lavoro fatto.
a presto Elisa
Roma, 25 giugno 2009
E' stato davvero bello ieri sera essere al Cinema "Nuovo
Aquila" e vedere il film. Grazie a Facebook ne ho appreso
la notizia. E' stato emozionante vedere mio padre intervenire
nel pubblico e raccontare in breve la sua esperienza di vita come
papà riguardo il coming out del proprio figlio. E' un film
che mi auguro possa essere proiettato e visto da tante persone,
genitori parenti e soprattutto nelle scuole. Complimenti davvero!
p.s. e ovviammente mi sono comprato il dvd
Andrea.
Roma,
28 maggio 2009
Ciao,
mi chiamo Andrea, sono uno studente, ho 25 anni. Ho visto il tuo
film questa sera al cinema Nuovo Aquila, qui a Roma.
I miei genitori sanno della mia omosessualità da un anno.
Gliel'ho detto al ritorno dal mio erasmus in Germania. Quando
glie ne ho parlato probabilmente pensavo che il mio erasmus non
fosse ancora finito. In Germania sono cresciuto tanto, non mi
sono mai sentito così libero di essere me stesso come lo
ero li. C'è stata molta incoscienza quindi, nel mio coming
out. Non realizzavo che la favola crucca era finita.
Subito dopo la Germania sono venuto a finire gli studi a Roma,
dove vivo da Ottobre.
Dopo il coming out, ero forse più sconvolto dei miei genitori:
non ero più in Germania, l'erasmus era finito, io ero cambiato
tantissimo ma l'Italia, la mia città, la mia famiglia,
erano uguali a sempre e non lo avevo considerato. Era come se
me ne fossi scordato. Non potevano capirmi prima e non potevano
farlo nemmeno ora. Potevano acettarmi, rispettarmi, amarmi comunque.
Potevano essere felici se io ero felice. Ma a me questo non è
mai bastato, io non ho mai saputo cosa farmene del rispetto e
dell'acettazione. E' sempre stato così, dal primo giorno
che ho capito di essere omosessuale, a 12 anni.
Poi ho capito che se è vero che loro non possono capire
è altrettanto vero che io sono l'unico che può spiegarglielo.
Il coming out è diventato, allora, l'inizio di un percorso,
il punto di partenza per cominciare a spiegare. Ho ritrovato questo
nel tuo film: Il coming out come inizio di un percorso. Ho sommerso
i miei genitori di libri, di film, di qualunque cosa potesse contenere
una riposta alle loro domande. Ho messo a loro disposizione la
mia esperienza di vita come se fosse un libro aperto.
Come si vede nel tuo film, la questione prettamente sessuale è
quella più delicata: I genitori non riescono nemmeno ad
immaginare un rapporto sessuale tra due uomini o tra due donne
senza provare schifo. Immagino ! come pos sa reagire mio padre
a pensarmi a letto tra le braccia di un uomo, magari mentre faccio
il passivo.
Vorrei tanto che papà mi considerasse un uomo e non un
frocio.
A questo proposito, mi ha colpito il discorso che hai fatto alla
fine del dibatto sulla fluidità della sessualità
e sulla totale incorrispondenza delle categorie sessuali con la
realtà dei fatti.
La mia esperienza personale mi da continue conferme di quanto
sia inesatto e sbagliato dividere il mondo in omosessuali ed eterosessuali
ed eventualmente bisessuali. Hai fatto un discorso esemplare che
condivido in ogni suo punto. Peccato che fossero rimasti solo
quattro gatti ad ascoltare.
Io, di questa fluidità, non riesco a parlarne con nessuno.
Le poche volte che ho provato a farlo sono stato sempre bollato
come quello che non si accetta per quello che è. Trovo
che l'unica cosa che molti omosessuali sanno accettare con serenità,
è la loro condizione di emarginati. Come se questa fosse
stabilita biologicamente. Mi piacerebbe confrontarmi con te su
queste cose. Discuterne, sapere come sei arrivato a tali conclusioni
e come pensi si possa parlare ad altri di queste cose, o meglio
come si possa convincerli della veridicità di questa tesi.
Spesso i tabù sono così forti e radicati da rendere
ceco e bigotto anche l'uomo più razionale e intelligente.
Spesso, invece, nei dibattiti con amici o conoscenti, mi trovo
privo di argomenti per smontare pezzo pezzo le loro tesi sulla
nostra diversità sessuale e per sostenere la mia e credo
anche la tua tesi, seconda la quale non saremmo diversi proprio
da nessuno. Secondo la quale non c'è nessuna diversità.
Sono piuttosto loro che sono culturalmente limitati. Perché
il problema non è biologico, ma culturale! Almeno credo.
Io ho mille domande, mille dubbi ma il mondo gay non vuole saperne
delle mie incertezze. Di questi miei dubbi, nel mondo gay, non
si riesce a parlare. C'è una sorta di tabù su tutte
quelle cose che non ridanno, su tutte le domande e su tutte le
! paranoie legate all'omosessualità. Nel mondo gay non
ci si può mettere in discussione, non ci si può
interrogare. Nel mondo gay si deve solo accettare e se qualcosa
non ti ridà è perché non sei in grado di
accettarti per quello che sei. Detesto questo modo di ragionare
o meglio di non ragionare. L'ho sempre detestato ed è sempre
stato uno dei motivi che mi hanno tenuto lontano dall'ambiente
gay.
Ad esempio Povia nella sua canzone, riporta, secondo me, un periodo
in cui molti di noi sono passati. Io stesso ci sono passato. Le
conosco bene le paturnie sul padre assente eccetera eccetera.
Che ci voleva a dire che quella è la storia di tutti o
per lo meno di moltissimi? E non, come sosteneva Povia, di un
tale Luca che non è mai stato gay! Motivo per cui la canzone
non parlerebbe affato e dei gay e non li discriminerebbe affatto!
Che ci voleva a dire che da quelle paturnie si può uscire,
che si può andare oltre? La linea di difesa di Grillini
e Mancuso è stata, invece, che i gay e le lesbiche italiane
sono tutti felici! Che è un pò come dire che gli
omosessuali nel calcio non esistono!
Io voglio essere capito e non solo accetato come diverso perché
non mi sento tale. Forse cercare delle risposte a certe domande
potrebbe anche permetterci di superare quello schifo che un padre
prova nel pensare suo figlio a letto con un altro uomo.
Con
stima
Andrea
Mantova, 12 maggio 2009 Claudio
ciao,
martedì sera ero fra il pubblico del Cinema del Carbone.
Finito il film o meglio, da quando hai finito il tuo intervento,
c’è una frase che mi sta risuonando nella testa:
“Non sprechiamo la vita…” hai detto e come
è vero, quanto è vero!
Poi, istintivamente ho voluto acquistare due copie del tuo documentario.
Potrai immaginare anche il perché o meglio, il motivo,
che credo sia comune a quanti, a Mantova o in altre città,
hanno visto il film ed hanno ancora una sorta di conto aperto…
con i genitori, conto molto spesso nascosto sotto falso nome,
quei nomi che tu stesso hai detto: l’età, la paura
che stiano male, che non capiscano…
Quello che più mi ha colpito di quello che hai detto
(e sarebbe bello poterlo leggere da qualche parte, come dire,
averlo non solo sentito e fatto proprio in quel momento ma poterlo
rileggere per se stessi o per dirlo ad altri) è che rendendo
partecipi i tuoi di una cosa così, che alla fine ci si
rende conto che si è stati male per un qualcosa che non
c’è, che non esiste, per un niente, vuol dire riuscire
ad essere completamente trasparenti con chi ti ha amato e continuerà
a farlo e io, a questo non ci avevo mai pensato anche se l’idea,
da qualche tempo ritornava.
Insomma un po’ ho pensato molto a quanto hai detto, un
po’, il resto, l’ha fatto il film.
Una delle mie intenzioni era quello di far vedere ai miei “Improvvisamente
l’inverno scorso” per far vedere come è “normale”
volersi bene anche se si appartiene allo stesso sesso e quanta
ignoranza c’è in giro. Ora credo che ci potrebbe
essere una… doppia visione, per mostrare poi come, la
loro reazione, il loro primo pensiero, che sia di senso di colpa
o di qualcosa di più grane di loro, è lo stesso
identico pensiero che tanti altri genitori hanno avuto prima
di iniziare a fare poi spazio alla comprensione o meglio alla
consapevolezza che non c’è mai stata una linea
di demarcazione netta, un “prima o avanti” G.…
No, la persona che hanno davanti è la stessa di prima,
così come le cose che uno fa. Quello che veniva fatto
prima viene fatto come sempre con l’aggiunta di una notizia
in più, non un pregio o un difetto ma con un dato di
conoscenza… in più.
Ti dicevo delle due copie. Una per la mia famiglia (e anche
in qualche modo per dire in un modo tangibile grazie per il
lavoro che avete fatto, come fosse un contributo (anche se so
che in genere i finanziamenti servono prima ma è bello
pensare che potrebbero far parte di una ipotetica cassa, per
essere investiti in un nuovo progetto, altrettanto proficuo).
L’altra era, è per il mio compagno o meglio per
sua madre, la quale, in un periodo di (nostre) vacanze si è
comportata nel modo peggiore possibile: ha violato la sua stanza
da letto, i suoi cassetti, l’armadio e tutto ciò
che era possibile violare per avere una traccia, una informazione
(o la conferma) che la persona con cui il proprio figlio si
vedeva da due anni era un altro… uomo. Non ti dico il
suo ritorno a casa, l’accoglienza, le offese urlate come
io fossi un porco e l’ordine categorico che non mi doveva
più vedere.
E per contro la reazione assolutamente pacifica ed indifferente
del figlio…
Ho visto poi che una delle prossime tappe del film sarà
nella loro città: bello sarebbe se lui la convincesse
a venire, una sera così tanto per fare qualcosa di diverso,
al cinema per scoprire ben altro di un normale film. Sono convinto
che lei stessa tornerebbe a casa arricchita, consapevole che
il proprio figlio non è un alieno, non è un mostro,
che nemmeno io lo sono: si tratta “solo” di sentimento,
ne più ne meno un sentimento che ora c’è,
che potrebbe sparire o diventare ancora più solido ma
che, in modo definitivo riesce a farle capire che lui è
sempre lo stesso figlio che ha avuto, con gli stessi pregi e
difetti. Anzi no, forse nemmeno questo la smuoverebbe dalle
sue posizioni.
Questo vale anche per me e per la mia famiglia… Fortunatamente
però so (senza averne la certezza) che poi mi direbbero
d’averlo sempre saputo, come hanno fatto gli amici (etero)
a cui l’ho detto e che mi hanno risposto dicendo che è
una caratteristica come quella di essere biondo o castano. Rimangono
comunque tante difficoltà, tanti luoghi in cui continui
ad essere un fantasma: non esisti e basta. O meglio ci sei “fisicamente”
ma non esisti alla fine se non puoi ancora permetterti di dire
di essere stato con il tuo ragazzo al cinema, in vacanza o a
cena. La cosa dolorosa è che anche quelli della mia età
anzi dalla mia in giù fino ai 35/38, hanno molte resistenze
e fanno fatica nel comprendere che hanno un amico gay e che
è lo stesso di quando non lo sapevano.
Mi piace sperare che sia diverso per quelli più giovani
ma questo è un altro discorso.
In un ambiente di lavoro come il mio sto facendo qualche piccolo
passo: alcuni colleghi lo sanno, ho sulla borsa la pin di “Milk”
(e così ti chiedono cos’è), ho la cartolina
della giornata contro l’omofobia fra quelle esposte…
Non so se sono riuscito alla fine a scrivere qualcosa di sensato…
E comunque, grazie. Grazie per il lavoro svolto, per come l’hai
svolto, per quello che hai detto e per la serata, sicuramente
importante, di martedì.
G.
Rovigo,
16 maggio 2009 Ciao,
lascio queste due righe per commentare il film che ho visto
insieme con altri miei amici sabato 16 maggio.
Il film mi è piaciuto molto, finalmente ho visto una
realtà che non avevo mai conosciuto, stando da questa
parte della barricata.
Mi ero fermato a discutere brevemente col regista ma era già
tardi e sono dovuto scappare. La questione che avevo alzato
era la difficoltà di comunicare con dei genitori che
magari, per estrazione sociale, non hanno la dialettica o l’apertura
mentale per comunicare, vuoi via lettera o via discussione “
seria”.
A dire la verità non ho grandi speranze con i miei. Lo
hanno saputo circa 2 anni fa. Mia mamma all’inizio mi
aveva consigliato di andare da uno psicologo e pure il prete
del paese con cui mi ero confidato me lo aveva suggerito anche
se in maniera pacata. Dopo un appuntamento non ci sono più
andato: non avevo né la voglia né i soldi né
il tempo per uno psicologo. Mi sento a posto così. Le
cose si sono un po’ appianate. Mia mamma conosce chi attualmente
frequento e anche mio padre l’ha conosciuto, anche se
di sfuggita. So che non sono certo d’aiuto alla causa,
che dovrei cercare un dialogo su questi argomenti in famiglia,
ma a dire la verità di discussioni e argomenti non ce
ne sono mai stati in famiglia e non ho voglia di iniziare adesso.
Comunque ti confermo il mio voto positivo per il film, e guarderò
anche l’altro tuo documentario “nessuno uguale”.
Un saluto e spero di partecipare ancora a una delle tue serate,
ciao!
Ferrara, 4 aprile 2009
Grazie.
Sono da poco tornato a casa, dopo la proiezione del tuo film “Due
volte genitori”. Il dvd in mano, la mente rivolta a riafferrare
le sensazioni provate durante la visione, gli occhi che di nuovo
devono sforzarsi per trattenere qualche lacrima. E’ stata
un’esperienza forte. Ho capito molte cose.
Ormai sono passati più di due anni da quando, un po’
per caso, un po’ perché era giunto il momento, ho
detto ai miei familiari della mia omosessualità. Non avevo
ancora avuto nessuna esperienza vera, ma avvertivo già
da tempo il bisogno di renderli partecipi di questo mio essere.
Finalmente ero riuscito ad accettarmi, ma prima di vivere da omosessuale
avevo bisogno che loro sapessero. Quante lettere ho scritto con
la mente, immaginandone la consegna, la lettura, la reazione.
E quante volte mi sono arreso, scoraggiato dai messaggi di omofobia
che arrivavano dal mondo esterno e talvolta da parte dei miei
stessi genitori. Eppure un frutto maturo prima o poi deve cadere,
e così, quando mi fu rivolta la domanda, risposi. Sì,
sono gay.
Le loro domande, i miei tentativi di risposta, le lacrime, il
loro dolore causato dall’esser stati messi improvvisamente
di fronte a una realtà incomprensibile, inaccettabile,
impossibile. E poi i sensi di colpa che affiorano, i “dove
ho sbagliato”, “ma allora che madre sono stata”,
“che padre sono stato”. E’ straziante vedere
un genitore che si contorce in questi interrogativi. Vedere mia
madre in tutta la sua fragilità, completamente sprovvista
di punti di appoggio, impreparata ad affrontare un enigma più
grande di lei. Lei che ha sempre avuto grande fede in Dio, lei
che mi ha sempre amato, lei, con la sua indole un po’ bambina,
improvvisamente scaraventata su un campo di battaglia, lei e il
suo essere madre. Non avevo risposte alle sue lacrime. Non avevo
altra risposta che abbracciarla forte.
Ero stato io a trafiggerla, lei soffriva per causa mia. Ma con
cosa l’avevo trafitta? Che colpa avevo commesso? Non avevo
semplicemente cercato di essere sincero? Non avevo semplicemente
detto ciò che ero? Il mio e il loro dolore a confronto.
Per far cessare il loro dovevo rinnegare me stesso. Impossibile.
Scattò l’autodifesa, divenni insensibile alla loro
sofferenza e, determinato, partii per la mia strada, cominciando
a prendere confidenza con il nuovo me stesso.
Studio lontano da casa mia, torno poco. Vedo i miei genitori una
volta al mese, più o meno. A volte si ritorna sull’argomento,
soprattutto con mio padre. Io cerco di spiegare, ho abbassato
la guardia, mi sforzo di essere meno duro, ma le posizioni non
sono cambiate di molto. Loro sono sempre nello stesso dolore,
ancora vivissimo.
Caro Claudio, il tuo film mi ha dato una scossa. Mi sono messo
a pensare a come sono trascorsi questi due anni dopo il mio coming
out. Come posso immaginare che la situazione tra me e i miei genitori
cambi se il mio unico sforzo consiste, quando capita, nel rispondere
brevemente alle loro domande? C’è tutto un mondo
che io devo far loro conoscere, ma soprattutto c’è
un bagaglio di affettività da riportare a galla. Devo far
loro capire che io ci sono ancora, che non mi hanno perso e che
ho voglia di vederli felici.
E’ per questo che appena finita la proiezione sono corso
a procurarmi una copia del tuo film. E’ per questo che non
appena li vedrò chiederò loro di guardare il dvd.
Li ho lasciati troppo tempo soli nel loro dispiacere. Non voglio
perderne altro.
Ancora grazie, Claudio. Mi hai dato le parole giuste, le immagini,
i volti e le storie da portare a mia madre e mio padre. Fare coming
out non può essere solo togliersi un peso dal cuore scaraventando
la propria verità addosso a qualcuno. E’ un percorso
da fare insieme.
E.
Brescia
4 febbraio 2009
Cosa ne pensano del film una squadra di calcio di donne e il
loro allenatore? Ecco i commenti arrivati a Cristina, una delle
protagoniste del documentario, dopo la proiezione di Brescia.
Ciao Cri, anch'io
mi unisco al ringraziamento della squadra per la serata di mercoledì.
Il documentario mi ha colpita molto, e mi ha fatto proprio riflettere,
soprattutto su giudizi e pregiudizi della nostra società
verso gli omosessuali (e, in generale, verso chi non è
uguale a noi in tutto e per tutto!). Spero davvero che riesca
a raggiungere la visibilità e lo spazio che merita...
forse, prima ancora degli omosessuali, sono gli eterosessuali
ad avere bisogno di un film così! :)
Grazie
mille a Cristina per la bellissima serata. Sono stato molto
contento che ci fossero presenti anche altre 11 giocatrici della
squadra.
Il film/documentario
è stato davvero commovente ed è soprattutto incredibile
pensare che sia riuscito a trattare così bene di un argomento
complesso risultando però anche divertente.
Anche a me è
piaciuto moltissimo il film! Anche perché ha toccato
argomenti delicati e profondi ma allo stesso tempo è
stato divertente!!
Ciao Cri, sono appena
arrivata a casa e mentre facevo il mio viaggio di ritorno in
macchina mi è venuta voglia di scriverti... voglio semplicemente
dirti che il film mi ha colpito molto, mi ha divertita, mi ha
commossa, mi ha riempito il cuore... sono stata felice di aver
condiviso questa serata, ma soprattutto sono felice di aver
condiviso con te la tua intimità.... grazie Avevo voglia
di dirtelo. Ci si vede in campo!
Grazie mille per
questo film. Mi ha fatto pensare al rapporto difficile con mio
padre, alle incomprensioni mai chiarite e al coraggio che ci
vuole a prenderle in mano e a far si che si risolvano.
Napoli,
13 febbraio 2009
Sono una mamma anch'io, mio figlio è eterosessuale ma io
ho sempre pensato che non avrei avuto nessun problema se mi avesse
confidato di essere gay, perchè credevo di non avere pergiudizi
su questo. Invece ho pianto per tutto il film, sono sconvolta
perchè mi sono resa conto che chissà quante volte,
e per molto molto meno non ho saputo ascoltare mio figlio e l'ho
ostacolato nell'essere sè stesso.
Francesca
Torino,
26 febbraio 2009 - da ASAI
Caro Claudio,
come promesso ti invio le foto scattate ieri alla proiezione.
Ne approfitto per ringraziarti perché è davvero
stata una serata intensa, il film è molto molto bello,
ben fatto, curato, interessante, ricco di stimoli....un ottimo
materiale per cominciare a lavorare su se stessi e (per noi
educatori) uno strumento utilissimo per lavorare con i ragazzi
e le famiglie. Grazie a te e alle famiglie che "ci hanno
messo la faccia".
Sara
Pinerolo, 20 novembre 2008
GRAZIE CLAUDIO - GRAZIE AGEDO
Chi
è stato mercoledì 19 a Torino al Cinema Ambrosio
per la proiezione del film "Due volte genitori" ha vissuto
una serata di altissimo valore culturale in un ampio locale stracolmo
di gente. Il percorso dei genitori che scoprono di avere un figlio
o una figlia omosessuale è "riportato" dalla
viva voce e dal racconto diretto dei protagonisti in modo che
definirei puntuale, profondo, coinvolgente. I passaggi, gli sconcerti,
le paure, le disperazioni, le emozioni..... tutto viene intrecciato
con realismo, senza cedimenti retorici. Siamo così in possesso
di uno strumento filmico straordinariamente valido ed efficace
per essere ponte di comunicazione con il grande pubblico al quale
bisognerà far giungere questa pellicola. Il regista Claudio
Cipelletti, ancora una volta, ha dato prova di una capacità
difficilmente eguagliabile con un lavoro fine, profondo, che tiene
sveglia l'attenzione dall'inizio alla fine.
Grande merito di questa iniziativa, sostenuta dalla Regione Piemonte,
va riconosciuta all' AGEDO, l'associazione di genitori, parenti
e amici di omosessuali che in parecchie città italiane
svolgono un lavoro volontario di accoglienza, di ascolto e di
confronto con i genitori che vengono a conoscenza di avere un
figlio o una figlia omosessuale.
Ho partecipato con gioia a questa serata e, nel porgere un saluto
ed una riflessione, ho proposto di sostituire nelle parrocchie
della diocesi la messa di mezzanotte con la proiezione di questo
film. Credo che sarebbe una scelta che ravviverebbe le comunità
cristiane che da anni sonnecchiano e aprirebbe un vivace dibattito
nella chiesa.
In ogni caso, care amiche e cari amici, dabbiamo impegnarci a
far girare questa pellicola che non fa parte dei circuiti ufficiali,
interpellando gestori laici di sale, centri culturali, momenti
associativi, gruppi, comunità.
Tra montagne di banalità e di idiozie, in un clima culturale
dove prevale il pregiudizio, opere come questa dicono che davvero
merita lavorare in positivo e con grande fiducia.
Pubblicato da don
Franco Barbero
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